La Nuova Sardegna

Nuoro

il caso 

Violenza sessuale sulla figliastra il pm: «Condannatelo a 13 anni»

NUORO. Dopo quasi tre ore di requisitoria, nella tarda mattinata di ieri il pubblico ministero Giorgio Bocciarelli, ha presentato la sua richiesta finale al collegio presieduto dal giudice Giorgio...

16 luglio 2020
2 MINUTI DI LETTURA





NUORO. Dopo quasi tre ore di requisitoria, nella tarda mattinata di ieri il pubblico ministero Giorgio Bocciarelli, ha presentato la sua richiesta finale al collegio presieduto dal giudice Giorgio Cannas: «Chiedo una condanna a 13 anni». E in aula, per qualche istante, non è volata nemmeno una mosca. Per la pubblica accusa, dunque, nel corso del dibattimento è stata più che provata la responsabile penale dell’imputato, un uomo di Bitti, finito a giudizio per violenza sessuale nei confronti della figliastra. Stando a quanto ricostruito dalle indagini seguite dai carabinieri e coordinate dalla Procura, la ragazzina aveva subìto abusi sessuali ripetuti da quando aveva 11 anni a quando ne aveva compiuto 17. E solo dopo tanti anni, dunque, stando almeno all’accusa, era riuscita a raccogliere le forze per andare in caserma dai carabinieri e denunciare tutto. «Non ce la facevo più», aveva raccontato, disperata, prima di trovare rifugio, insieme agli altri fratellini in una casa di accoglienza. Qualche tempo dopo, la Procura aveva cristallizzato il suo racconto nel corso di un incidente probatorio: e sempre nel corso di un incidente probatorio erano state sentite anche alcune amiche della ragazzina, ed era stato sentito anche il perito, nominato dal giudice, che aveva esaminato la giovane. Ieri mattina, nel corso della sua requisitoria, il pubblico ministero ha ricordato che secondo la perizia la giovanissima era senz’altro una persona che non aveva la tendenza a raccontare frottole, e che presentava i sintomi classici di un disturbo da stress post-traumatico. A sostegno del suo racconto fatto di violenze ripetute negli anni, ha spiegato il pm, oltre alle visite mediche, c’era anche il fatto che la ragazzina non nutriva odio verso il patrigno o un altro movente alternativo per lanciargli accuse non vere. Anzi, ha spiegato il pm, quando era riuscita a denunciare tutto ai carabinieri, aveva spiegato di non averlo fatto prima solo perché non voleva rompere l’idillio della mamma con il suo compagno. La difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Gianluca Bella e Roberto Deledda, dal canto suo ha sempre negato con forza le accuse sostenendo l’inattendibilità della giovane e la non veridicità del suo racconto. Lo spiegherà meglio nel corso delle sue arringhe, nell’udienza di mercoledì prossimo, quando potrebbe arrivare anche la sentenza. Ieri, oltre al pm, hanno discusso anche gli avvocati di parte civile, Adriano Sollai e Roberto Argiolas. (v.g.)

In Primo Piano
La mappa

Sardegna 15esima tra le regioni per reddito imponibile, Cagliari la città “più ricca”

Le nostre iniziative