La Nuova Sardegna

Nuoro

Il fatto non sussiste, assolti tre imputati di narcotraffico

di Kety Sanna
Il fatto non sussiste, assolti tre imputati di narcotraffico

Il pm aveva chiesto la condanna per Mercurio, Deriu e Rocca La difesa: «Processo senza prove, nulla è stato dimostrato»

24 luglio 2020
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NUORO. Assolti perché il fatto non sussiste. Con questo verdetto si è chiuso ieri il processo a carico di Giovanni Mercurio, Francesco Rocca e Luciano Delrio, rispettivamente, secondo l’accusa, fornitore e intermediari di un grosso traffico di droga scoperto nel 2008 dai carabinieri nel corso di un’indagine coordinata dalla Dda di Cagliari. Ieri in aula gli avvocati Francesco Lai (per Deriu), Tito Flagella (per Mercurio) e Giuseppe Talanas (per Rocca), dopo lunghe e dettagliate arringhe davanti al collegio presieduto da Giorgio Cannas, hanno chiesto l’assoluzione per mancanza di prove. Il pm Ganassi, invece, aveva sollecitato pesanti condanne: dieci anni per Mercurio e sette per gli altri due imputati. «Si tratta di un processo esclusivamente di droga parlata – ha iniziato Flagella –. Ci siamo trovati di fronte a intercettazioni dal contenuto incomprensibile per via di un linguaggio criptico, interpretato dagli inquirenti, i quali senza mai entrare nel merito del contenuto con riferimenti dettagliati, si sono limitati a parlare di dati numerici attribuendo a questi una specificità: droga, e in particolare cocaina. In questo processo non è stato rispettato il principio di legittimità – ha aggiunto il legale – dimostrato dalla difficoltà palese del pm che ha formulate capi d’imputazione estremamente generici. Si parla di Giovanni Mercurio a cui era stata trovata una somma di denaro, secondo l’accusa derivante dalla cessione di una quantità imprecisata di droga, a complici non identificati, in luoghi non definiti. Nulla è stato dimostrato. Inoltre – continua il difensore – abbiamo assistito a una violazione delle norme di procedura penale: noi difensori al momento del deposito degli atti, nel fascicolo non abbiamo trovato la mole di dati tecnici, decisivi per tracciare quella fitta rete di spostamenti che viene descritta e che rappresenta il fondamento dell’accusa».

A rafforzare la tesi difensiva l’arringa dell’avvocato Lai che ha parlato di indizi inconsistenti ed evanescenti che hanno, nonostante tutto, consentito richieste di pene severe. «Il pm, di fatto, ha stravolto quella che era l’originale ricostruzione del fatto contenuta nel capo d’imputazione – ha detto Lai –. Ha attribuito ruoli precisi agli imputati che hanno su questi esercitato il sacrosanto diritto alla difesa. Il pm nel corso della sua requisitoria descrive i fatti che accadono tra il 16 e il 18 giugno 2008 attribuendo a seconda del momento una maschera o un’altra ai protagonisti della vicenda. Così – sottolinea il difensore – a Deriu viene contestato il reato di svolgere ruolo di mediatore nella fase dell’illecito, in cui Mercurio cede a Rocca e a Gianni Nieddu (l’allevatore di Sedilo assassinato il 22 ottobre 2013 nell’area industriale di Tossilo). Ma nella requisitoria assistiamo al sovvertimento del fatto: Deriu diventa improvvisamente l’acquirente e gli altri intermediari. Il pm affronta la discussione sulla base di un fatto diverso, senza però preoccuparsi di modificare il capo d’imputazione». L’avvocato Giuseppe Talanas, ripercorrendo i punti salienti del dibattimento e condividendo le tesi degli altri difensori si è chiesto, inoltre, perché, nonostante tanta attività tecnica, gli inquirenti non abbiano mai pensato, nelle giornate del 16, 17 e 18 giugno 2018, quando ci sarebbe stato il passaggio della droga, di organizzare posti di blocco per fare accertamenti. D’altra parte gli spostamenti degli imputati erano tracciati in diretta».

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