La Nuova Sardegna

Nuoro

Gli avvistamenti della foca monaca nel ricordo di un testimone

Nino Muggianu
Una foto d'epoca scattata a Cala Gonone
Una foto d'epoca scattata a Cala Gonone

Giorgio: "Entrammo nella spiaggetta e vidi tre esemplari, mi misi a piangere dall'emozione"

04 settembre 2020
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Il ritrovamento di una carcassa di foca monaca a Cala Gonone ha ravvivato l'interesse verso questo splendido animale. Riproponiamo un articolo di Nino Muggianu del 2004 in cui viene raccolta la testimonianza di una persona avezza a vedere le foche monache a Cala Gonone. Gli ultimi avvistamente risalgono alla fine degli anni '70.

CALA GONONE. Le storie sulle foche più o meno inventate sono tante. Giorgio è forse, uno dei pochi testimoni che può raccontare di aver visto gli ultimi esemplari del simpatico mammifero coi baffi. Racconta di averle viste tantissime volte e per tanti anni. La prima volta non si scorda mai, si dice, fu così anche per il piccolo Giorgio nel suo primo incontro ravvicinato con le foche. «A Cala Gonone c'era un presidio della Finanza _ racconta _. Un giorno mio padre portò in barca due finanzieri per vedere le foche nella grotta. C'ero anch io. Entrammo nella famosa spiaggetta quando apparvero tre foche, erano enormi, iniziai a piangere, le foche, disturbate, giustamente si agitavano, emettevano il loro caratteristico verso che amplificato dalla cavità per me era terrorizzante, e strillavo ancora di più e più si agitavano le povere foche. Alla fine dovemmo andare via in fretta e in furia. Un incontro che non scorderò mai».

Seguì un periodo in cui il ragazzino aveva paura di entrare nelle grotte perché le foche entravano e uscivano continuamente dalla diramazione nord che oggi è quella visitabile. «Negli anni sessanta, arrivano le prime imbarcazioni per trasporto passeggeri 50-60 posti. Nell'attesa tra una visita e l'altra io e facevo il bagno. Le prime guide delle grotte, ziu Pudatta, ziu Anzellu, spesso mi mandavano a urlare e fare schiamazzi all imboccatura della diramazione nord per svegliare le foche che si rifugiavano in una spiaggetta interna, poco più avanti, per riposare. Infastidite, scappavano e si tuffavano in mare per la gioia dei turisti che applaudivano il lavoro di Giorgio. Tanti ricordi ma nemmeno una foto o un solo ricordo di questi incontri ravvicinati con gli animali. Ho visto la foca marron, azzurra e grigia. Quella grigia era enorme è l'ho vista per tanti anni fino al febbraio del 1979. Eravamo in tre, io mio padre e un suo amico».

«Eravamo andati a sparare i colombacci alla scaletta di ferro, vicino alla spiaggia di Biriola. Ad un certo punto è arrivato il mare di tramontana e siamo dovuti andare via. C'era mare mosso, stavamo trainando, quando davanti alla spiaggia di Cala Sisine _ ricorda Giorgio che s'illumina in volto _ abbiamo visto la foca grigia. Un bestione di oltre tre metri che assopita sulla superficie dell acqua che si dondolava fra le onde. Spariva, riappariva sui cavalloni che per noi diventavano sempre più minacciosi ma lei sembrava stesse giocando. Siamo rimasti per diversi minuti a poca distanza ad ammirare quello spettacolo. Che facciamo, la spariamo? Chiese l'amico di mio padre scherzando. Guardiamola bene rispose babbo, che forse questa se non è l'ultima è una delle ultime foche che vedremo. Purtroppo cosi è stato. La foca sembrava ci avesse sentito si è voltata verso di noi, ci ha guardato e poi è sparita tra i flutti. Per me fu l' ultima volta che vidi le foche. Dopo questo avvistamento più volte ho rivisto le caratteristiche orme nella spiaggetta di Cala Sisine, ma di foche nemmeno l'ombra».

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Tra i ricordi di Giorgio Romano che oggi vive Monza con la famiglia e nel periodo estivo è al timone della Turcali, il suo traghetto per il trasporto passeggeri lungo la costa, c è anche la partecipazione ad una trasmissione televisiva. Risale al 1971, quando nella popolarissima trasmissione della Rai, La Tv dei Ragazzi, c era un programma che si chiamava Racconta la tua storia. Il bambino fu protagonista di una intera puntata registrata a Cala Gonone dal titolo Giorgio del mare. «Frequentavo la prima media, mi fecero uscire dalla scuola e mi fecero fare a piedi la strada da Dorgali fino alla galleria che realmente qualche volta facevo insieme a qualche amichetto per tornare a Cala Gonone. Mi filmarono per raccontare la mia storia come amico delle foche. Purtroppo quella volta non riuscimmo a filmare le foche nella grotta.Per simulare la loro presenza qualcuno andò in acqua con un remo per agitare l'acqua. L'assenza delle immagini delle foche nel filmato, precluse la quasi certa vittoria del concorso che andò alla storia di un pastorello abruzzese».

La sparizione delle foche è legata a tanti fattori. Giorgio Romano ricorda che il padre fece di tutto per far capire alle autorità di allora che le foche andavano salvaguardate. Fu lui che attraverso la pro loco, riuscì a far chiudere l'accesso alle persone alla parte nord delle Grotte che oggi si visitano e dove si rifugiavano le foche. Pero poi arrivavano speleologi, sub, esploratori di vario genere con permessi ottenuti chissà dove che entravano e uscivano a loro piacimento. Per non parlare dei deprecabili inseguimenti con motoscafi che si facevano per filmare le foche che, naturalmente nelle grotte non sono più tornate. A questo si aggiunge la mancanza di pesce. Una volta il mare era ricchissimo e le foche restavano da queste parti perchè la costa offriva loro pesce in abbondanza. Oggi con la pesca allo strascico si è intensificata. Mio padre lottò con i mulini a vento delle degli enti pubblici per ottenere nel golfo di Gonone una riserva marina, chiudere la pesca regolamentare il traffico delle imbarcazioni.

«Ricordo anche che quando scoprì che qualcuno mi mandava a svegliare le foche se la prese tantissimo. Lanciò anche l'idea di creare una sorta di vasca per le foche, nell atrio della grotta, dargli da mangiare e abituarle alla presenza dell uomo e poi liberarle. Secondo lui, sicuramente sarebbero poi rientrate sempre in grotta per cercare il cibo. Era un tentativo da fare. Non se ne fecce niente per i mille problemi burocratici e permessi vari. La verità è che non c'era ancora la cultura ambientalistica che c'è oggi. Zio Staffano da qualche anno non c è più ma le sue idee sono ancora più che attuali e valide. Il comune di Dorgali d'intesa con Orosei e forse Baunei vorrebbe istituire un area marina protetta che porrebbe un parziale rimedio ai danni fatti finora. L'unico modo per salvare il salvabile».

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