La Nuova Sardegna

Nuoro

Suni, allevatori nell’anima Parlano i pastori di ritorno

di Luca Urgu
Suni, allevatori nell’anima Parlano i pastori di ritorno

Franco, Ettore e Michele raccontano la propria storia e il lavoro quotidiano 

03 ottobre 2020
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SUNI. Pastori. Sempre e comunque. Nel percorso tracciato dagli avi ma soprattutto seguendo una passione per la campagna, per gli animali che resiste o meglio che ritorna. Franco, Ettore e Michele sono tre uomini di Suni, paese di poco più di mille abitanti in Planargia. Si potrebbero definire “pastori di ritorno”. Hanno fatto gli allevatori da ragazzi seguendo la tradizione familiare, poi hanno intrapreso altre strade. Spesso in posti lontani dal paese di origine. Hanno fatto esperienze diverse in altri settori, in alcuni casi formative e importanti, altre come può accadere deludenti. Da diversi anni tutti e tre sono tornati ad allevare nei pascoli della Planargia, a fare formaggi e a vivere sempre con maggiore consapevolezza la loro professione dalla storia millenaria che si arricchisce con tecniche moderne sia in azienda che nella commercializzazione del prodotto. Ognuno di loro ha scelto una tipologia di bestiame da allevare differente.

Franco Cambula, ex barista da ragazzo ma poi con altre esperienze soprattutto in Gallura, ha puntato sulle pecore. Poche ma buone. Armenti da cui ha iniziato a produrre diverse tipologie di formaggio molto apprezzato e ricercato. Michele Pischedda, ex infermiere a Cagliari dove ha trascorso gli anni della gioventù sempre facendo la spola con il paese dei genitori, ha investito sempre con maggiore esperienza e consapevolezza sui pascoli di famiglia e sulle vacche “pezzata rossa”. Sia da latte che da carne.

Ettore Salaris invece è una ex tuta blu. Lavorava nelle fabbriche tessili di Macomer dissoltesi come neve al sole alle prime crisi. Il ritorno alla campagna è stato quasi obbligato ma Ettore, determinato e ostinato come i suoi animali, ha puntato sulle capre. Unico capraro di Suni (“lo era anche mio nonno”, dice con orgoglio) pascola le capre nella vallata del paese che si affaccia su Bosa in uno scenario decisamente affascinante dal punto di vista paesaggistico. “Devo dire che con le capre ho trovato la mia dimensione. Sono animali intelligenti che si impara a conoscere piano piano. Ma anche molto generosi, soprattutto del latte, che scema di pochissimo anche nella stagione estiva. Almeno rispetto alla pecora. E poi sono anarchiche, si arrampicano e sono per certi versi l’emblema della libertà. Forse ci siamo piaciuti anche per questo”, commenta il pastore operaio. Franco è tornato ad allevare bestiame con una consapevolezza e una maturità che gli ha fatto compiere un salto di qualità importante soprattutto per i prodotti che riesce a confezionare nel suo mini caseificio. Cotto, semicotto, fiore sardo e altre varianti molli vanno a ruba non solo in paese ma in tutta la zona, segno evidente che per realizzare un ottimo prodotto serva calma, competenza e la giusta mano. “I formaggi sono apprezzati e io sono contento. Mi cimento su prodotti tradizionali che abbiamo sempre conosciuto, ma allo stesso tempo appena posso sperimento nuove soluzioni con grande curiosità”, racconta.

Anche la storia di Michele Pischedda e del suo ritorno alla campagna è emblematica. Zii e familiari allevatori, viveva l’ambiente metropolitano di Cagliari con spirito di sopportazione. “Appena potevo tornavo in paese. In campagna respiravo davvero, gli spazi, gli animali erano parte di un mondo che mi faceva stare bene. Per i cavalli avevo una passione smisurata e a Cagliari passavo molto tempo in un maneggio dove mi divertivo a domarli”, racconta. Poi il camice bianco da infermiere, il matrimonio con Antonella e due belle bambine. “Un giorno ci siamo detti con mia moglie che lì non potevamo essere felici. Spazi limitati anche per le bimbe, sensazione di insicurezza. Insomma torniamo in paese e ai suoi ritmi più tranquilli. Anche la nostra è una piccola azienda, sia mia moglie che le bambine vivono e partecipano al mio lavoro con le mucche, per gioco ma anche con senso di responsabilità. Antonella fa il formaggio e guardiamo con rinnovato ottimismo dal paese mio che stai sulla collina, una canzone che mi fa sorridere ma che ha un suo fondo di verità sempre attuale", dice Michele il vaccaro di ritorno.

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