La Nuova Sardegna

Nuoro

il nursind va in procura 

«Pronto soccorso a rischio per pazienti e operatori»

«Pronto soccorso a rischio per pazienti e operatori»

NUORO. Il Pronto soccorso del San Francesco che arranca con pazienti costretti ad aspettare anche 96 ore in attesa di essere visitati: 96 ore su una barella, senza biancheria, senza monitor, senza...

03 novembre 2020
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NUORO. Il Pronto soccorso del San Francesco che arranca con pazienti costretti ad aspettare anche 96 ore in attesa di essere visitati: 96 ore su una barella, senza biancheria, senza monitor, senza presidi, e dispositivi insufficienti. La denuncia di una riorganizzazione che non funziona perché mette a rischio pazienti e operatori, e la richiesta di nuovo personale, spazi di svestizione, dispositivi di protezione e zone filtro. E i primi 10 medici di Pronto soccorso che anziché al San Francesco vengono destinati all’ospedale di Ghilarza. «Che scelta strategica è questa? – chiede la rappresentante sindacale del Nursind, Annarita Ginesu – perché quei medici non sono stati mandati a Nuoro?». «E poi – aggiunge insieme al rappresentante provinciale, Mauro Pintore – sono stati smantellati i percorsi Covid, che c’erano stati nella prima ondata, e c’è una carenza di dispositivi di protezione individuale, come le tute anti-Covid». Ma non basta: nella denuncia fatta dal Nursind, e che è pronta a essere presentata in Procura, l’elenco delle carenze e dei problemi registrati al Pronto soccorso, è lungo due pagine fitte fitte. «Intanto non c’è il triage esterno – spiega il Nursind – per cui l’infermiera deve fare tutta la notte fuori a fare il pre-triage, con il disagio per i pazienti che devono attraversare il parcheggio, entrare dalla hall, e andare al Pronto soccorso nuovo. Poi mancano gli spazi di svestizione e le zone filtro. La soluzione di dividere il Pronto soccorso in due, tra percorso pulito, e non, non può essere quella risolutiva. Serve dare i percorsi giusti. L’errore è stato quello di smantellarli dopo i contagi in Costa Smeralda. Dividere il Pronto soccorso in quel modo non è la soluzione. Far passare i pazienti Covid, per fare la diagnostica e attraversare il percorso “pulito” del Pronto soccorso, oppure i codici rossi che entrano nella zona Covid per entrare nella zona pulita, significa mettere a rischio di contagio tante persone. È una organizzazione gravissima, è un delirio. Il Pronto soccorso Covid deve essere nettamente separato da quello normale». (v.g.)

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