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Odissea di una famiglia in attesa di una risposta

Odissea di una famiglia in attesa di una risposta

BUDONI. «Come è possibile che dopo 13 giorni non ci diano ancora una risposta? Anche se il risultato del tampone fosse positivo, che senso ha ora? Che valore dobbiamo dare a quel primo tampone se già...

04 novembre 2020
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BUDONI. «Come è possibile che dopo 13 giorni non ci diano ancora una risposta? Anche se il risultato del tampone fosse positivo, che senso ha ora? Che valore dobbiamo dare a quel primo tampone se già dovremmo fare il secondo?». È una signora di Budoni a raccontare l’odissea che la sua famiglia vive da metà ottobre scorso. Tutto è cominciato con un contatto diretto con un’altra signora risultata poi positiva al coronavirus. «Dopo tre giorni, il 17 ottobre, abbiamo avuto i primi sintomi. Abbiamo subito chiamato il nostro medico». E immediatamente è scattato il protocollo: «Dall’Usca di Olbia inizialmente volevano fare il tampone soltanto a me, ma io vivo in casa con mio marito e mia figlia, perciò ho chiesto di fare il tampone a tutti noi». La risposta: «Se non avete febbre venite a Olbia, vi facciamo il tampone al vecchio ospedale, tampone in modalità drive-in». «Siamo andati subito, il 23 ottobre, venerdì – racconta la signora –. Un rischio anche quello, visto che eravamo tutti nella stessa auto. Ma almeno avremmo avuto la risposta il lunedì successivo, per telefonata o via mail, così ci avevano assicurato». Invece niente. La risposta non è mai arrivata, salvo che per la figlia: appena due giorni fa ha saputo che il tampone era negativo. «A oggi sono 13 giorni e né io né mio marito sappiamo nulla di nulla. L’Usca di Olbia ci ha letteralmente abbandonati, lasciati soli senza alcun controllo, in isolamento fiduciario. Ogni volta che chiamo mi dicono di aspettare un attimo, mi richiedono gli estremi dei documenti, mi ripetono: “tra 10 minuti verrà contattata dalla dottoressa”, ma i 10 minuti passano e nessuno ci ha ancora contattati». «Anzi: quando richiamo, mi chiudono persino il telefono» rincara la signora. «Ci stanno prendendo in giro? Hanno forse perso i nostri tamponi? Che lo dicano allora. Era molto meglio se li avessimo fatti in privato, eravamo disposti a pagare». «Gli uffici Assl di Olbia mi hanno dato sei numeri da chiamare, ma nessuno dei sei risponde».

Una odissea davvero imbarazzante per questa famiglia di Budoni: tutti gli altri contatti diretti con la prima positiva del 14 ottobre (in un centro della Baronia), hanno fatto i tamponi a Nuoro e hanno avuto subito le risposte. Quelli risultati positivi hanno già fatto la quarantena, ora faranno il secondo tampone che se negativo li rimetterà in “libertà”. La famiglia di Budoni, invece, deve restare ancora chiusa in casa, senza poter andare al lavoro, in attesa di una risposta che non arriva. E senza neppure una parola di conforto.

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