La Nuova Sardegna

Nuoro

Il torrone va alla ricerca di nuovi canali di mercato

di Michela Columbu
Il torrone va alla ricerca di nuovi canali di mercato

Tonara, produttori e commercianti alle prese con la crisi dovuta al Covid «Il nostro paese poggia gran parte del suo sistema economico su questa risorsa»

15 novembre 2020
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TONARA. La festa in Sardegna nell’immaginario collettivo è un’istantanea con lo sfondo immancabile del torronaio. Figure storiche, conosciute da tutti, che da sempre accompagnano con le loro distese bianche alle mandorle, alle noci o alle nocciole, il palato dei commensali alla fine del pranzo festoso. Il coronavirus ha spento le feste e il turismo e come un interruttore che ha la capacità di staccare o avviare la continuità di un circuito elettrico, ha stoppato un circuito economicamente imponente, che fa leva sulla massa e sugli eventi. Ora la gente ha paura, non esce, ha anche meno disponibilità economica, e il torrone che non è proprio un alimento principale, spesso rimane negli scaffali dei supermercati o dei negozi, i luoghi dove è stato sempre possibile acquistarlo. E se i torronai non lavorano, a catena soffrono anche i torronifici.

«Sono figlio di torronaio alla quarta generazione – spiega il 34enne Antonello Demurtas, segretario dell’Associazione Unione Torronai –, sono tra i più giovani. Il torronaio di Tonara inizia a lavorare da Pasquetta e dopo si sposta per tutte le piazze. Senza eventi non lavoriamo, e anche se riusciamo a piazzarci in qualche manifestazione capita che la gente non compra come un tempo: primo perché le persone sono poche, secondo perché c’è paura. Quest’anno le perdite sono quantificabili in un 60-70%. Qualche fortunato ha lavorato in costa quest’estate, per circa due mesi, ma posso assicurare che il traffico dei turisti era ridotto. Sono figlio di un produttore e che anche loro hanno avuto perdite importanti. Dopo l’estate sono saltate le Cortes apertas, altro momento fondamentale, che di fatto prolungava la stagione di lavoro. Ora sono a Nuoro per le Grazie, ma si tratta di un evento al minimo. Abbiamo fatto grandi investimenti per adeguare i nostri banchi alle nuove prescrizioni. Come tutti i commercianti del resto, e queste spese extra si sono aggiunte alle perdite». Anche Massimiliano Tore, 46 anni, titolare di un torronificio non ha altro che numeri in perdita. «I nostri canali di vendita sono regionali, italiani ed esteri con clienti in Australia, Svizzera, Francia, e ora per Natale il calo è palpabile. Questa estate abbiamo perso le vendite di tutta la parte degli ambulanti, ma il calo della richiesta c’è anche su negozi e grande distribuzione, per non parlare dei negozi che lavorano con i turisti». «Tonara poggia gran parte del suo sistema economico sul torrone – commenta Pierpaolo Sau, neo sindaco –, la situazione è oggettivamente grave ed il fatto che non ci sia una prospettiva sulla fine di questa situazione, regala ancora più incertezza».

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