La Nuova Sardegna

Nuoro

Al San Francesco 12 nuovi medici

di Simonetta Selloni
Al San Francesco 12 nuovi medici

Ne dà notizia il consigliere regionale Saiu (Lega): daranno ristoro al Pronto soccorso e ai reparti Covid

24 novembre 2020
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NUORO. Una buona notizia per la sanità nuorese, dopo il disastro delle ambulanze in fila per ore davanti al Pronto soccorso del San Francesco. Dodici medici, in queste ore, prenderanno servizio all’ospedale: cinque sono già arrivati e altri sette stanno completando le visite mediche di routine. Cinque di loro sono destinati al Pronto soccorso, gli altri nei reparti Covid. Ne dà notizia Pierluigi Saiu, consigliere regionale della Lega, che proprio ieri è stato al San Francesco dove ha potuto verificare le difficile situazione legata alla gestione del Covid. «Un primo passo per dare respiro all’ospedale nuorese, che sta combattendo con i suoi medici, infermieri, tecnici e operatori sanitari la battaglia contro la pandemia». Per Saiu, ora «è necessario collaborare e agire insieme: le istituzioni a tutti i livelli devono collaborare, così come tutti i rappresentati del territorio. L'unico nemico è il virus».

Pronto soccorso imbuto. Il nodo fondamentale è che il Pronto soccorso, diventato a tutti gli effetti un reparto Covid arrivando ad avere 32 pazienti ricoverati (oggi il numero è sceso a 20) è diventato l’imbuto sul quale si sono incagliate le ambulanze e con loro i pazienti in attesa. Il fatto che i pazienti vengano ricoverati nel Pronto soccorso prima di essere presi in carico dai reparti Covid, ha bloccato il flusso dei malati in arrivo. Un problema da risolvere, che ora sembra essere uscito dallo stallo origine delle attese anche di due giorni dei mezzi con i pazienti all’interno. Lo stesso Saiu fa riferimento all’attivazione del reparto all’undicesimo piano, all’entrata in funzione dell’ospedale da campo, e, come detto all’arrivo dei nuovi medici.

Il piano di degenze. Se dal Pronto soccorso è iniziato un decongestionamento che sta alleviando il sovraccarico di pazienti, significa che qualcosa si mosso nella distribuzione dei pazienti nei reparti Covid. Al di là della Rianimazione, che da 12 posti letto è passata a 16 – tutti occupati –, al decimo piano c’è il cosiddetto Covid 2: ha 33 posti letto (può arrivare fino a 35), tutti occupati, da pazienti in condizioni serie, tanto che molti utilizzano il casco per l’ossigeno. È un reparto di sub acuti, i medici sono pneumologi, infettivologi, internisti. Il reparto Covid 3, all’undicesimo piano, ospita pazienti di minore gravità. Può avere fino a 40 posti letto, ne ha 20. In una gestione ottimale, i pazienti in condizioni serie, ma non tali da giustificare il ricovero in Rianimazione, vengono presi in carico dal Covid 2; con il miglioramento clinico, il passaggio naturale è al Covid 3. Da lì potrebbero essere inviati all’ospedale da campo, da dove poi essere dimessi.

L’ospedale da campo. L’ospedale da campo allestito in tempo record dalla Protezione civile e dalla Croce rossa nei parcheggi del San Francesco, è pronto dal due novembre. Trecento metri quadrati per 20 posti letto, un’area di accettazione e due di degenza, uomini e donne, connesse da un corridoio di distribuzione a cui è collegato anche il blocco servizi. La sua attivazione era già prevista dalla delibera della giunta regionale n. 17/10 del primo aprile scorso. Prevedeva l’istituzione di 16 posti letto di terapia intensiva da allestire nelle aree di parcheggio del San Francesco e del Santissima Trinità a Cagliari. “Tali strutture saranno rese operative in ragione dell’evolversi del quadro epidemiologico”. Ora c’è, ma non è operativo. Manca il personale: per ora ci sono tre medici (un cardiologo e due emergentisti) e tre infermieri militari. La Difesa dovrebbe inviare almeno altri due medici e un numero non meglio precisato di infermieri. Ma questo personale (quando arriverà) è sufficiente per rendere operativa una struttura di degenti ormai avviati alle dimissioni. Il problema concreto in questo momento, è che servono spazi per malati gravi. Se non venti, dieci. In queste ore sono in corso interlocuzioni tra la direzione Assl e la Difesa per vedere cosa si potrà fare.

Il piano per l’emergenza. Se il commissario straordinario di Ats Ares Massimo Temussi è al lavoro per il piano sull’emergenza da fare in 40 giorni, e su Nuoro non ha rilevato criticità superiori ad altre parti della Regione, la stessa giunta regionale, con una delibera (la 35/38) del 9 luglio scorso, 4 mesi fa, ha individuato un piano di riorganizzazione della rete ospedaliera per l’emergenza Covid. Era previsto tutto, almeno sulla carta: a partire dagli “interventi mirati al potenziamento di specifiche attività assistenziali, quali l’incremento dei posti letto di Terapia intensiva e sub intensiva, la separazione dei percorsi e l’individuazione, nel Pronto soccorso, di distinte aree di permanenza per i pazienti sospetti Covid, il potenziamento dei mezzi di trasporto secondari”. Poi però è successo di tutto, almeno al San Francesco di Nuoro, tanto da non disporre di percorsi separati, come hanno denunciato medici, personale infermieristico, sindacati. Fino a quando il Pronto soccorso non è diventato un reparto Covid, e i non Covid sono stati dirottati verso la hall del San Francesco. Ma è cosa di due settimane fa. Il piano c’era. Da quattro mesi.

La solidarietà della Cgil. Sulla questione San Francesco interviene anche la Cgil Nuoro-Ogliastra, manifestando solidarietà a tutto il personale ospedaliero “per le condizioni critiche in cui è costretto ad operare per carenze strutturali ed organizzative che in questo momento si palesano in tutta la loro drammaticità. Non si sottovalutino i rischi cui questo personale è esposto perché talvolta privo di dotazioni di protezione e sottoposto a turni estenuanti per sopperire ad un organizzazione del lavoro confusa e contraddittoria». La Cgil esprime vicinanza a “tutti i pazienti ordinari e Covid e ai loro familiari”. Giusto, perché nell’emergenza Covid c’è l’universo dei malati “ordinari”. Anche loro hanno bisogno, e diritto, all’assistenza.

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