La Nuova Sardegna

Nuoro

Biodiversità, un progetto nel vivaio Sant’Antonio

di Alessandra Porcu
Biodiversità, un progetto nel vivaio Sant’Antonio

Il sito di Macomer è l’unico nel Mediterraneo parte di una ricerca internazionale Il team di esperti studia la capacità di diverse specie di resistere anche all’aridità 

08 dicembre 2020
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MACOMER. Il vivaio forestale Sant’Antonio di Macomer è l’unico sito in Italia, e in tutta l’area del Mediterraneo, a far parte del progetto di sperimentazione internazionale “TreeDivNet”. «Abbiamo iniziato a lavorare attivamente con Forestas nel 2014 mentre la progettazione, avviata con l’Università di Sassari, risale ai due anni precedenti – racconta Simone Mereu, ricercatore del Cnr all’Istituto di Bioeconomia del capoluogo turritano – Si tratta fondamentalmente di uno studio sulle biodiversità in ambito arboreo che, nel tempo, si è avvalso anche della collaborazione col Centro Euro Mediterraneo. Lo scopo del team costituito da esperti statunitensi, brasiliani, canadesi, belgi, olandesi e francesi è quello di riuscire a comprendere se piantagioni composte da specie diverse siano in grado, ad esempio, di assorbire una maggiore quantità di carbonio, di essere più resistenti all’aridità e più produttive».

Numerosi negli ultimi 6 anni gli esperimenti. Sono 40, per l’esattezza, quelli condotti nei Paesi aderenti al circuito e dai quali è emerso il ruolo fondamentale giocato dalla biodiversità in natura. Elemento prezioso capace di far sviluppare piante e alberi che crescendo incrementano il loro potenziale. Quella del vivaio Sant’Antonio è un’area ad alta densità. Quasi un ettaro di terreno nel quale vivono, molto ravvicinate tra loro, 19 mila 712 tra specie mediterranee e autoctone. «Ci sono le decidue come la roverella, l’acero, il frassino e le sempreverdi cui appartengono il leccio e i pini. Stiamo, inoltre, effettuando dei test sulle sughere – sottolinea Simone Mereu – La nostra è un’attività in continuo divenire. Non sempre le diverse combinazioni producono gli stessi effetti. Il TreeDivNet – spiega il ricercatore – è un progetto rivolto pure a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Fenomeni come la deforestazione e l’erosione del suolo avanzano inesorabili. Bisogna fermarli per evitare di raggiungere il punto di non ritorno».

La conclusione del lungo percorso intrapreso molti anni fa da Simone Mereu dovrebbe essere fissata al 2022. Già dal prossimo anno, però, potrebbero essere in uscita le prime pubblicazioni. «Stiamo raccogliendo e analizzando l’enorme mole di dati. Hanno un’importanza davvero rilevante» ammette. «Il respiro internazionale del TreeDivNet è un vanto per il nostro territorio – afferma Filomena Colleo, assessore comunale al Patrimonio cittadino di Macomer – capire cosa accade nel sottosuolo forestale sarà fondamentale per tante ragioni. Grazie agli studi condotti dai professionisti si è preso atto del ruolo che una struttura vivaistica come la nostra può e deve avere nel Marghine». «Gli esperimenti svolti spianano la strada ai progetti futuri, in particolare a quelli da avviare nel monte di Sant’Antonio sulle terre a uso civico», conclude l’assessore all’Agricoltura, Mariano Cadoni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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