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Nuoro

Orgosolo, la peste suina africana “sconfitta” da una favola

di Luciano Piras
Orgosolo, la peste suina africana “sconfitta” da una favola

Narciso Monni, già tecnico dell’Agenzia Laore, pubblica un libro-messaggio. «A 42 anni dal suo ingresso, questa malattia deve essere presto solo un ricordo» 

14 dicembre 2020
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ORGOSOLO. «A distanza di 42 anni, da quando la peste suina ha fatto il suo triste ingresso in Sardegna, la malattia non è stata ancora completamente sconfitta, nonostante ricorrenti provvedimenti legislativi messi in atto per debellarla» dice Narciso Monni. Manca pochissimo per vincere la sfida, ma è chiaro che c’è ancora da lavorare. «Fino ad ora – sottolinea Alessandro De Martini – è mancata quella trasposizione in termini letterari, musicali, del canto o figurativi che sempre accompagnano l’indispensabile presa di coscienza, di una società come quella sarda, della necessità di liberarsi di questa anomala forma di schiavitù» segnala il responsabile dell’Unità di Progetto regionale per l’eradicazione della peste suina africana in Sardegna.

Ora, è novità di questi giorni, quella trasposizione letteraria che De Martini auspica e quasi sollecita, è arrivata e a firmarla è proprio Narciso Monni. Orgolese, classe 1955, da vent’anni residente a Sassari, già tecnico dell’Agenzia Laore. Un professionista che ha sempre saputo tenere aperto il dialogo con il mondo delle campagne.

“Est tempus chi... ! È tempo che... !” è il titolo della favola bilingue sardo-italiano che Monni ha appena dato alle stampe. Un libro edito da Domus de janas, illustrato da Daniele Conti. Il sottotitolo: “No est prus tempus de irjùnghere, ma est tempus de impastare tottu unidos! / Non è più tempo di separarsi, ma di costruire insieme”. Per anni impegnato sul fronte delle progressive opportunità offerte dalla Politica agricola comune (Pac), Narciso Monni racconta le avventure e le peripezie di un maialetto scampato agli abbattimenti che lascia i terreni orgolesi e fugge in Continente «dentro la pancia» di uno scafo partito dal porto di Olbia. Approdato in terraferma, il maialetto sardo scopre un mondo nuovo e un nuovo allevamento fatto di benessere animale, controlli e certificazioni rigorose, mangimi e porcilaie all’avanguardia. Torna così nell’isola, da vero balente carico di esperienza per diffondere il verbo: «È tempo di allontanare dai maiali ogni infezione e malattia» dice. «È tempo di dimenticare del tutto nei riguardi dei pascoli liberi (al brado) lo sgradevole e dannoso mormorio e brontolio della gente sulla presenza della trichinella e della peste suina». La morale è chiara: «La peste deve essere presto solo un lontano ricordo – evidenza Monni –, ben consci di quanto le sue virulente fiammate abbiano morso per oltre 40 anni sull’isola e in sa romàsa carena della già fragile economia suinicola». È tempo, insomma, di farla finita una volta per tutte con «sa peste pòrchina», chiude Narciso Monni. Ispirato, in questo suo lavoro, non soltanto dalla professione che per anni e anni lo ha portato a contatto diretto con pastori e agricoltori, ma anche dal canto a tenore che negli ultimi tempi ha segnato la storia di Orgosolo con brani come “Su porchittu orgolesu” del gruppo Murales (testo e voce di Bannantoni Busio) e “Ite chere narrer... ambiente” del gruppo Antonia Mesina (testo del compianto Antonio Nicolò Cossu). Segno evidente che ormai c’è una presa di coscienza che può fare la differenza quanto «alla responsabiltà degli umani a vincere le reciproche diffidenze e a lavorare uniti per liberarsi della peste suina e di tutte le “pesti” che impediscono alla nostra isola di dare un’opportunità a tutti coloro che la abitano» dice Alessandro De Martini.

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