La Nuova Sardegna

Nuoro

Rocca contro Rocca, dopo il delitto Dore è guerra sull’eredità

di Simonetta Selloni
Rocca contro Rocca, dopo il delitto Dore è guerra sull’eredità

La madre e le sorelle dell’uxoricida vogliono indietro i soldi Sostengono di voler preservare il patrimonio della figlia

27 gennaio 2021
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NUORO. La giudice del tribunale civile di Nuoro Tiziana Longu ha definito “inammissibili “ e “irrilevanti” le prove dedotte da Anna e Paola Rocca e da Mariuccia Marchi, nella causa promossa contro Francesco Rocca, fratello (delle prime due) e figlio (dell’ultima. Francesco Rocca è il dentista di Gavoi condannato con sentenza definitiva per essere il mandante dell’omicidio della moglie Dina Dore, uccisa nel garage della loro abitazione a Gavoi, nel marzo del 2008, davanti alla bimba della coppia, che all’epoca aveva appena 7 mesi. Le sorelle e la madre del professionista gli hanno fatto causa, con l’obbiettivo di “spogliarlo” dei beni di cui è titolare. La tesi rappresentata è che questo patrimonio sarebbe stato fiduciariamente intestato a Francesco dal padre Tonino Rocca e dalla madre. Essendo stata però spesa la quota-parte ereditaria per pagare avvocati e onorare altri debiti del dentista, per una cifra di circa 800mila euro, quel che resta dovrebbe rientrare nell’asse ereditario familiare, cioè della madre e delle sorelle. Francesco Rocca, avendo già avuto molto di più rispetto alla parte “legittima”, dovrebbe restituire la quota eccedente. In questo modo, si metterebbe al riparo il patrimonio di Rocca che diversamente verrebbe aggredito dai familiari di Dina Dore, destinatari di un risarcimento, legittimo, attribuito quali parti civili costituite.

Così si sostiene nei due atti di citazione (uno per le sorelle e uno per la madre, identici) curati dagli avvocati Giampaolo Mura e Giovanni Pinna Parpaglia una tesi che però viene ritenuta pretestuosa dall’avvocata Annamaria Busia, che con Francesca Calabrò tutela gli interessi della piccola figlia di Dina Dore e Francesco Rocca, e che si è opposta all’azione delle sorelle e della madre del dentista. La giudice Longu ha rilevato anche il fatto che le prove dedotte (e non ammesse) dai legali delle donne non vengano in parte contestate da Francesco Rocca. Che non vi si oppone: questo perché, secondo quanto detto al momento dell’avvio della causa da Anna e Paola Rocca, il dentista sarebbe d’accordo. Un modo per mettere al riparo il patrimonio e assecondare la volontà del padre di Francesco Rocca (mancato tre anni fa), il quale, sempre secondo le Rocca, «nel testamento aveva stabilito che tutti i beni fiduciariamente intestati a Francesco andassero alla nipotina».

Per ora, la giudice ha accolto le richieste presentate dall’avvocata Busia (mentre i familiari di Dina Dore sono tutelati dagli avvocati Massimo e Roberto Delogu): la presentazione degli estratti conto dei conti bancari cointestati ai genitori di Francesco Rocca, a partire dal gennaio 1995 al dicembre 2019.

L’otto aprile prossimo la causa entrerà nel vivo, con l’esame di questi documenti. Intanto, con un procedimento separato, l’avvocata Annamaria Busia, per conto della figlia di Dina Dore, ha fatto causa a Francesco Rocca, chiedendogli il risarcimento dei danni patito dalla bambina. Al momento del processo, infatti, il suo tutore non si era costituito parte civile per suo conto.



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