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Nuoro

Commercio, i giorni amari costa troppo pure lasciare

di Alessandra Porcu
Commercio, i giorni amari costa troppo pure lasciare

Macomer, i negozianti del Corso Umberto: pochissimi scontrini e troppe spese Dopo 70 anni chiude la Merceria Serra, altri sopravvivono ma tra mille incertezze

05 febbraio 2021
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MACOMER. La Merceria Serra è uno dei negozi storici di Macomer. Dal 2016 si trova al civico 129 di Corso Umberto. Nei 45 anni precedenti ha avuto sede nello stabile accanto. E prima ancora poco più giù, sempre in quella che negli anni d'oro era considerata la via dello shopping per eccellenza. Il cuore pulsante della città del Marghine. «I tempi sono cambiati e il Covid ha inferto il colpo di grazia all'attività di famiglia. A breve sarò costretta a chiudere», racconta con amarezza Luciana Serra. 15 anni fa ha rilevato il negozio che era stato di sua madre e, a partire dal 1946, dei suoi nonni. È una storia lunga più di sette decenni quella della Merceria. Al suo interno sono custoditi dei veri e propri tesori. Una scatola di filo di seta e bottoni colorati che risalgono agli anni '60. Anche il vecchio metro, in legno, ha ancora attaccati i bolli che si usavano all'epoca. Oggetti che profumano di passato. Di un passato florido che ora rischia di essere spazzato via, per sempre. «La mia speranza – ammette Luciana – è che qualcuno, motivato e serio, possa prendere in gestione il negozio. Io non ho più lo spirito e l'energia per andare avanti. Troppe le spese e quasi inesistenti i ricavi. Ci sono giorni in cui emetto zero scontrini. È impensabile continuare in questo modo».

La merce è in liquidazione. L'auspicio è che i saldi possano attirare la clientela. Anche Marisa Ambrosi, titolare del negozio di abbigliamento “Roby & Mary” spera in questo. «Cerco di essere fiduciosa, ma neppure i prezzi ribassati sembrano in grado di invertire la rotta. Le vendite sono calate vertiginosamente. In tanti, a causa della zona arancione, hanno paura di spostarsi dai centri del circondario. A loro bisogna aggiungere coloro che hanno perso il lavoro e non possono più permettersi di fare acquisti “superflui” e chi, per timore del contagio, evita di misurare i capi. La verità – spiega – è che siamo in ginocchio. Nel 2020 abbiamo dovuto chiudere per 70 giorni. Il calo del fatturato è stato rilevante e le prospettive non sembrano migliori».

A poche decine di metri, dall'altro lato della strada, c'è la boutique “Silvana Fais”. Complici gli sconti, si registra qualche timido segnale di ripresa sebbene ancora non si veda la fine dell'incubo. «Resistiamo. Non ci resta altro da fare – racconta la commessa –. Però, se proprio dobbiamo dirla tutta, a regnare continua a essere l'incertezza. Anche per quanto riguarda gli ordini delle nuove collezioni».

Dopo 30 anni di lavoro pure nelle parole di Luisa Scacchia che gestisce “Luna Intimo” si avverte amarezza, mista a rassegnazione. «Sono costretta a tenere aperto –, precisa –. Ci sono l'Iva, la patrimoniale e l'affitto del locale da pagare. Rispetto al gennaio 2020 il calo del fatturato nello stesso mese di quest'anno è pari al 70%». Segno negativo pure per “Muretti calzature”. «Oltre al lockdown, la recente chiusura di bar e ristoranti è stata deleteria per noi. La gente oramai rinuncia persino alla passeggiata. Per strada non c'è quasi nessuno. Sempre più spesso – racconta una delle titolari – trascorriamo mattinate intere e pomeriggi senza neppure un cliente. Stiamo vivendo una situazione quasi surreale. Il Covid sta mettendo a rischio quel poco di lavoro che c'era. Non rimane altro che attendere tempi migliori».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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