La Nuova Sardegna

Nuoro

«Delitto Sedda, no alla revisione»

di Simonetta Selloni
«Delitto Sedda, no alla revisione»

Il pg chiede di respingere la richiesta di Cherubini, marito della vittima, condannato all’ergastolo

14 aprile 2021
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NUORO. Va respinta perché inammissibile, l’istanza di revisione del processo presentata da Gianfranco Cherubini, 61 anni di Nuoro, condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie, Maria Pina Sedda. La ritiene inammissibile il procuratore generale presso la IV sezione della Corte d’appello di Roma, Andrea De Gasperis, nell’udienza celebrata ieri a Roma nella quale il pg ha fatto proprie le conclusioni presentate in una lunga e articolata memoria dall’avvocato Gianluigi Mastio. Il legale tutela le sorelle di Maria Pina Sedda, Mariangela e Rosa, la madre, Anna, e, fatto del tutto nuovo, la figlia di Cherubini e di Maria Pina, che si è costituita contro l’istanza presentata dal padre. La ragazza ha oggi 23 anni, ne aveva 4 quando, il 23 luglio 2002, Maria Pina Sedda, all’epoca 41 anni, sordomuta, impiegata al Catasto, venne uccisa nella cantina del condominio di via Fiume, a Nuoro. Un delitto per il quale Cherubini – che si professa innocente – è stato condannato con sentenza definitiva all’ergastolo. La corte deciderà entro un mese.

L’istanza di revisione è stata proposta dall’avvocato Luigi Alfano, sulla base di quelle che vengono ritenute nuove prove tali da sovvertire il giudizio di colpevolezza definitivo. Queste prove sono state raccolte da un investigatore, Davide Cannella, e da un genetista forense, Eugenio D’Orio. Si basano sull’analisi di tre tracce di sangue rilevate all’interno del condominio di via Fiume teatro dell’omicidio, e partono dall’assunto che non siano attribuibili a Gianfranco Cherubini, e che la difesa colloca in quella che ritiene esser stata la via di fuga dell’omicida. Tracce ematiche non riconducibili a Gianfranco Cherubini, come ha evidenziato la prova del Dna eseguita dal genetista. Di conseguenza, sarebbe dimostrato che Cherubini non è l’assassino.

Ma sul punto la posizione dell’avvocato Mastio è nettissima. Non ci si troverebbe infatti di fronte alla prova della non colpevolezza di Cherubini. «Il tema delle tracce ematiche, già in primo grado – scrive Mastio – è stato affrontato e risolto attraverso un giudizio declinato a rango di mera ipotesi, di non decisivo rilievo, avulso dal quadro indiziario complessivo». Questa circostanza è stata valutata come un elemento neutro, irrilevante dal punto di vista probatorio. Fermo restando che quelle goccioline di sangue potrebbero essere state lasciate in momenti lontani dal delitto, e infatti non se ne è dimostrata la connessione, Cherubini era imputato del delitto in concorso con altra persona. Senza considerare che non possono considerarsi “nuove prove”, ha argomentato Mastio, «quelle che non potrebbero sortire alcun effetto positivo per il condannato potendo avere solo un esito neutro, in quanto nulla aggiungerebbero o toglierebbero al quadro probatorio posto a fondamento della condanna definitiva». La stessa dinamica dell’omicidio, con Maria Pina Sedda colpita da dietro, il cranio sfondato senza possibilità di reazione, cancellerebbero l’eventualità che l’aggressore sia stato ferita dalla donna in un improbabile tentativo di difesa. Entro un mese la decisione della Corte d’appello,

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