La Nuova Sardegna

Nuoro

Maltrattava i figli piccoli il pm chiede la condanna

di Kety Sanna
Maltrattava i figli piccoli il pm chiede la condanna

Prova della responsabilità i video delle telecamere nascoste in casa dal marito L’accusa: «Due anni e sei mesi alla donna, era capace di intendere e volere» 

15 aprile 2021
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NUORO. «Sposo la tesi della piena capacità di intendere e di volere dell’imputata; riconosco le attenuanti generiche in equivalenza all’aggravante contestata, e chiedo una condanna a due anni e sei mesi». Si è chiusa in questo modo la requisitoria del pm Francesca Pala nel processo a carico di una donna (difesa dall’avvocato Marilena Patteri) accusata di maltrattamenti aggravati nei confronti dei figli di 2 e 6 anni, affidati successivamente al padre. Ieri davanti al giudice Ponti, il pm ha ripercorso l’istruttoria dibattimentale di un processo che ha definito «particolarmente delicato in considerazione delle parti coinvolte. Un processo che ha avuto l’acquisizione anticipata delle prove con l’incidente probatorio, in ordine alla capacità di intendere e di volere dell’imputata. Poi la testimonianza del marito che ha descritto nel dettaglio i fatti contestati». Ad avvalorare la tesi dell’accusa i video di alcune telecamere che l’uomo, un odontotecnico nuorese (parte civile con l’avvocato Francesco Lai), nel 2015 aveva posizionato in diversi punti della casa, per dare una spiegazione al malessere dei bambini, in particolare del maschietto che a scuola passava dall’essere tranquillo ad assumere, improvvisamente, atteggiamenti aggressivi. L’uomo si era accorto di alcuni lividi sul collo del figlio e, a insospettirlo ulteriormente, la lussazione della spalla della bimba di due anni in due distinti episodi. «Dai video – ha aggiunto il pm – si è scoperto uno scenario grave, di maltrattamenti importanti nei confronti dei bambini. In un caso il maschietto si trovava a terra, mentre la madre lo prendeva a calci sui fianchi. In un altro – ha continuato l’accusa – la donna pasticciava il volto della figlia di due anni per camuffare un livido. Poi li minacciava entrambi di non raccontare nulla al padre». È a quel punto che l’odontotecnico aveva denunciato la moglie che era stata allontanata da casa. «Si era appreso allora che la donna faceva uso di psicofarmaci – ha aggiunto il pm Pala –, motivo per cui si è discusso molto sulla sua capacità di intendere e volere. Tra tutte le analisi, però, io sposo quella del medico legale e psichiatra forense Antonello Crisci che aveva ritenuto non ci fossero gli elementi per stabilire che la donna e madre dei bambini, nei momenti ripresi dalle telecamere non fosse capace di capire ciò che stava facendo».

Dello stesso avviso la parte civile che ha sottolineato come questo processo abbia raccontato una storia molto triste, portando tutti all’interno di un nucleo familiare apparentemente perfetto. «Sulla sussistenza del reato di maltrattamenti, la prova regina, è rappresentata da un insieme di immagini che documentano scene di ordinaria vita familiare, ma anche scene di efferata violenza della madre nei confronti dei piccoli. Sono convinto – ha detto Lai – che sono loro le vittime di questo processo: oltre alle vessazioni hanno subito l’enorme delusione dal punto di riferimento più importante. Ritengo che i video siano utilizzabili e, come ha detto il pm, ricondotti nel novero delle prove documentali. Rappresentano atti che vengono compiuti in un luogo di privata dimora. Ma come la madre ha diritto alla riservatezza nel proprio domicilio, di quello stesso diritto sono titolari i figli e il marito. Il padre alla pari della moglie, è titolare di una posizione di garanzia nei confronti dei figli e ha l’obbligo di tutelarne la vita e l’incolumità». Il 7 maggio per l’arringa della difesa.

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