Sarule e Olzai, a breve le graduatorie dei medici
di Michela Columbu
Per coprire le sedi da tempo carenti il bando aprirà anche ai pensionati under 70 Il sindaco Ledda: «Sarebbe meglio incentivarli concedendo maggiore stabilità»
28 aprile 2021
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SARULE. Dovrebbero essere pubblicate a breve le graduatorie per il reperimento dei medici di medicina generale all'interno delle quali individuare i professionisti che dovranno essere assegnati alle sedi vacanti come quella di Sarule e Olzai. Condizionale d'obbligo e piedi ben piantati a terra dal momento che la situazione dei medici di base in Sardegna è critica: i professionisti sono pochi e i paesi di montagna, specie se le sedi sono più di una, rappresentano un deterrente. Così da qualche tempo si è assistito a soluzioni temporanee di supplenza, con medici inviati dall'Ats per brevi periodi in attesa che qualcuno risponda ai bandi pubblicati, ma questo non garantisce continuità assistenziale . È il caso della comunità di Sarule, che divide un medico con Olzai, assente da più di un anno, e un medico con Ottana che ora è in malattia e che viene sostituito da un supplente.
«Come può essere appetibile per un giovane medico essere assegnato a due o tre paesi? Avere due o tre ambulatori da gestire, pagare diversi affitti, spostarsi per le nostre non proprio comodissime strade, specie d'inverno. Se un medico avesse come unica sede Sarule, credo che sarebbe più motivato a scegliere i nostri paesi. Del resto le nostre piccole comunità sono luoghi tranquilli, e questo lo abbiamo capito sopratutto dopo il lock down dell'anno scorso. Ma a queste condizioni capisco che è difficile accettare. Forse sarebbe meglio rivedere il numero delle sedi assegnate a ciascun medico e incentivarli concedendo una maggiore stabilità» commenta il primo cittadino di Sarule Paolo Ledda, che riceve continue richieste dai suoi concittadini. «Non sono medico purtroppo, altrimenti avrei risolto tutto – continua amareggiato – Non faccio altro che ricevere richieste di aiuto, perchè il medico è fondamentale. Persone che hanno bisogno di ricette per le medicine quotidiane, altre che hanno bisogno di visite specialistiche, di un consiglio, di un confronto, anche di essere rassicurati. Per non parlare delle persone che hanno problemi di salute gravi». Intanto l'Ats corre ai ripari e sull'avviso di ricerca scrive da qualche tempo che «considerata la grave carenza di medici, il bando è aperto anche ai medici in pensione che non abbiano ancora compiuto i 70 anni di età, ancora iscritti all’ordine dei medici». Una richiesta di ritorno al lavoro che potrebbe magari rivelarsi la soluzione tampone per le comunità, anche se l’incarico è provvisorio e terminerà dopo 12 mesi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«Come può essere appetibile per un giovane medico essere assegnato a due o tre paesi? Avere due o tre ambulatori da gestire, pagare diversi affitti, spostarsi per le nostre non proprio comodissime strade, specie d'inverno. Se un medico avesse come unica sede Sarule, credo che sarebbe più motivato a scegliere i nostri paesi. Del resto le nostre piccole comunità sono luoghi tranquilli, e questo lo abbiamo capito sopratutto dopo il lock down dell'anno scorso. Ma a queste condizioni capisco che è difficile accettare. Forse sarebbe meglio rivedere il numero delle sedi assegnate a ciascun medico e incentivarli concedendo una maggiore stabilità» commenta il primo cittadino di Sarule Paolo Ledda, che riceve continue richieste dai suoi concittadini. «Non sono medico purtroppo, altrimenti avrei risolto tutto – continua amareggiato – Non faccio altro che ricevere richieste di aiuto, perchè il medico è fondamentale. Persone che hanno bisogno di ricette per le medicine quotidiane, altre che hanno bisogno di visite specialistiche, di un consiglio, di un confronto, anche di essere rassicurati. Per non parlare delle persone che hanno problemi di salute gravi». Intanto l'Ats corre ai ripari e sull'avviso di ricerca scrive da qualche tempo che «considerata la grave carenza di medici, il bando è aperto anche ai medici in pensione che non abbiano ancora compiuto i 70 anni di età, ancora iscritti all’ordine dei medici». Una richiesta di ritorno al lavoro che potrebbe magari rivelarsi la soluzione tampone per le comunità, anche se l’incarico è provvisorio e terminerà dopo 12 mesi.
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