Il caso
«Io paziente super fragile, dall’8 marzo aspetto il vaccino»
di Simonetta Selloni
NUORO. «Ho 72 anni, la mia storia clinica mi annovera tra i “pazienti fragili da vaccinare in ambiente protetto”. L’ho scoperto l’8 marzo, quando sono andata a fare il vaccino nell’hub in via...
29 aprile 2021
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NUORO. «Ho 72 anni, la mia storia clinica mi annovera tra i “pazienti fragili da vaccinare in ambiente protetto”. L’ho scoperto l’8 marzo, quando sono andata a fare il vaccino nell’hub in via Costituzione e sono stata respinta perché, appunto, considerata la mia condizione, devo essere vaccinata in un ambiente protetto. Ossia in ospedale. Ma a oggi, quasi due mesi dopo, non sono stata vaccinata. Né so quando questo avverrà. Perché nessuno, in grado di dirmelo».
Ica Faedda è una insegnante a riposo, non vedente per via di una patologia. Ma non è questa la ragione per la quale è inserita nella lista dei pazienti fragili. Anzi, in uno dei sottoinsiemi nei quali si dipana l’intricato sistema vaccinale che procede a singhiozzo. Un reticolo che complica il raggiungimento della mèta: la vaccinazione.
«Dopo l’8 marzo ho fatto altri due tentativi per essere vaccinata. Prima su indicazione del medico di famiglia, quindi dopo aver parlato con uno dei referenti del Centro screening. Immagino che quando sono stata inserita nella lista dei “fragili” da vaccinare in un ambiente protetto, questa categoria fosse già individuata, visto che la dottoressa mi ha censita come tale senza esitazioni». Ica Faedda non si è scoraggiata dalle mille telefonate fatte senza grandi risposte. Ha mandato mail alla Direzione sanitaria, all’Igiene pubblica, e infine anche al Centro screening del Comune di Nuoro. Risultato: zero risposte. O meglio: «In realtà al Centro screening mi hanno assicurato di aver preso in carico il mio nome, ma poi non hanno saputo dirmi che utilizzo ne sarebbe stato fatto. Immaginerei che questa fantomatica lista debba essere passata a chi individua i percorsi vaccinali, ma la mancanza di risposte indica che non ci sono comunicazioni tra i vari canali. O se ci sono, non sono efficaci». Impossibile smentirla, visto che dall’8 marzo lei, paziente super fragile, non ha ancora ricevuto alcuna dose. E anche nel momento in cui qualcosa sembra essersi mosso, rimangono parecchi punti interrogativi. «L’altro giorno sono stata contattata da una dipendente della Assl, che non si è qualificata dicendo di non potermi dare il suo nome né quello del suo dirigente. Ho fonrito i miei dati perché questo era lo scopo della chiamata: un confronto tra dati in loro possesso. Nessuna risposta sul quando sarò vaccinata, assumo che lo sarò, certo. Ma quando, è da capire». Come sarebbe da capire quale sia la ratio per la quale alcuni pazienti fragili vengono vaccinati e altri sono confinati in un limbo. Ricapitolando, che sull’intera campagna incomba la mancanza di dosi è risaputo. Che ci sia molta confusione, è dimostrato.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ica Faedda è una insegnante a riposo, non vedente per via di una patologia. Ma non è questa la ragione per la quale è inserita nella lista dei pazienti fragili. Anzi, in uno dei sottoinsiemi nei quali si dipana l’intricato sistema vaccinale che procede a singhiozzo. Un reticolo che complica il raggiungimento della mèta: la vaccinazione.
«Dopo l’8 marzo ho fatto altri due tentativi per essere vaccinata. Prima su indicazione del medico di famiglia, quindi dopo aver parlato con uno dei referenti del Centro screening. Immagino che quando sono stata inserita nella lista dei “fragili” da vaccinare in un ambiente protetto, questa categoria fosse già individuata, visto che la dottoressa mi ha censita come tale senza esitazioni». Ica Faedda non si è scoraggiata dalle mille telefonate fatte senza grandi risposte. Ha mandato mail alla Direzione sanitaria, all’Igiene pubblica, e infine anche al Centro screening del Comune di Nuoro. Risultato: zero risposte. O meglio: «In realtà al Centro screening mi hanno assicurato di aver preso in carico il mio nome, ma poi non hanno saputo dirmi che utilizzo ne sarebbe stato fatto. Immaginerei che questa fantomatica lista debba essere passata a chi individua i percorsi vaccinali, ma la mancanza di risposte indica che non ci sono comunicazioni tra i vari canali. O se ci sono, non sono efficaci». Impossibile smentirla, visto che dall’8 marzo lei, paziente super fragile, non ha ancora ricevuto alcuna dose. E anche nel momento in cui qualcosa sembra essersi mosso, rimangono parecchi punti interrogativi. «L’altro giorno sono stata contattata da una dipendente della Assl, che non si è qualificata dicendo di non potermi dare il suo nome né quello del suo dirigente. Ho fonrito i miei dati perché questo era lo scopo della chiamata: un confronto tra dati in loro possesso. Nessuna risposta sul quando sarò vaccinata, assumo che lo sarò, certo. Ma quando, è da capire». Come sarebbe da capire quale sia la ratio per la quale alcuni pazienti fragili vengono vaccinati e altri sono confinati in un limbo. Ricapitolando, che sull’intera campagna incomba la mancanza di dosi è risaputo. Che ci sia molta confusione, è dimostrato.
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