La Nuova Sardegna

Nuoro

Maltrattamenti in famiglia mamma condannata

di Kety Sanna
Maltrattamenti in famiglia mamma condannata

Un anno e quattro mesi per le violenze nei confronti dei figli di due e sei anni La difesa: «La donna soffriva di amnesia lacunare per abuso di psicofarmaci»

08 maggio 2021
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NUORO. Il giudice del tribunale di Nuoro, Alessandra Ponti, ha condannato a un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa, la mamma nuorese accusata di maltrattamenti nei confronti dei figli di 2 e 6 anni, riconoscendo la circostanza attenuante del vizio parziale di mente in misura prevalente sull’aggravante contestata. Il pm Francesca Pala aveva chiesto due anni e sei mesi. Un processo delicato che come ha detto ieri mattina nel corso dell’arringa l’avvocato della difesa, Milena Patteri, «ha visto una donna e una madre con dei problemi e quanto prima doveva essere aiutata a ritrovare il punto in cui aveva perso contezza di sé e dei propri figli». L’avvocato ha ripercorso l’istruttoria dibattimentale nel tentativo di far emergere la particolare situazione psicologica che l’imputata stava vivendo all’epoca dei fatti, e che l’aveva portata a compiere determinate azioni nei confronti dei figli. La donna era accusata di aver fatto subire violenze psicologiche e fisiche ai bambini che erano stati percossi e avevano riportato abrasioni e lussazioni. Reati provati, secondo l’accusa, dalla testimonianza dell’ex marito, un odontotecnico nuorese, parte civile con l’avvocato Francesco Lai, che nel 2015 aveva posizionato delle telecamere in casa perché insospettito dai disturbi dell’adattamento del figlio maggiore che a scuola passava dall’essere tranquillo ad avere improvvisamente atteggiamenti aggressivi. A questi si erano aggiunti alcuni lividi che l’uomo aveva notato sul collo del bambino, e due casi di lussazione della spalla della figlia di due anni.

«L’ex marito – ha detto l’avvocato Patteri – insospettito dall’atteggiamento della moglie non si era rivolto all’autorità giudiziaria ma aveva pensato bene di installare delle telecamere in casa per togliersi ogni dubbio. Se si fossero svolte indagini corrette si sarebbero potuti acquisire tutti gli elementi. Invece su tremila ore di registrazione ne sono state prodotte appena tre. Che fine hanno fanno le altre riprese? Che cosa è stato tolto? – si è chiesta la difesa –. Io non voglio pensare che l’uomo abbia selezionato le parti per far valere la tesi accusatoria. Se i video fossero stati integrali sarebbero stati a garanzia di tutte le parti. Le immagini prodotte saranno pure significative – ha sottolineato il legale – ma se fossero state complete avrebbero permesso di inquadrare meglio la vicenda, e magari avrebbero dato la possibilità di valutare i disturbi depressivi-dissociativi riscontrati nella donna, la cui capacità di intendere e di volere è stata valutata da ben dieci specialisti, giunti, però, a conclusioni contrastanti. Per alcuni, infatti, era totalmente capace di intere e di volere, per altri lo era in modo parziale, per altri ancora era del tutto incapace. La donna soffriva di amnesia lacunare scatenata dall’abuso di psicofarmaci – ha aggiunto Milena Patteri – e nonostante lei abbia da subito voluto affrontare i suoi problemi di salute, è stata lasciata da sola. La difesa dell’ex marito (a cui sono stati affidati i figli della coppia ndr) più volte aveva sollecitato la revoca della responsabilità genitoriale, ma anche la procura dei minori aveva rigettato la richiesta sostenendo che determinati comportamenti censurabili, erano legali allo stato psicologico che la donna e madre stava attraversando. Disagi – ha aggiunto il difensore – dei quali il coniuge era responsabile».

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