La Nuova Sardegna

Nuoro

Palazzo del Conte, parte il restyling

di Sergio Secci
Palazzo del Conte, parte il restyling

Posada. Finanziato con due milioni di euro il progetto di recupero dell’edificio

30 maggio 2021
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POSADA. Sarà l’impresa Boi di Cagliari, vincitrice della gara d’appalto bandita dall’Unione dei Comuni ad eseguire il restauro del Palazzo del Conte Teodato nel centro storico di Posada. I lavori dovrebbero prendere il via entro la prima decade di giugno e per il suo restauro (il progetto è dell’architetto Franco Niffoi) il Comune ha ottenuto negli anni scorsi un finanziamento di circa due milioni di euro che permetteranno di rimettere in sesto l’edificio oggi completamente in rovina e di avere quindi in un area di pregio del centro storico un enorme locale pubblico che secondo i voleri della vecchia amministrazione comunale, sarà incentrato sull’enogastronomia spaziando su itinerari a tema in tutto il territorio del Parco di Tepilora grazie anche al coinvolgimento di operatori economici del territorio e partnership con Legambiente, FAI e Slow Food Italia. “Su Palattu e su Conte” è un immenso edificio in rovina a poca distanza dalle chiese del Rosario e della parrocchia dedicata a Sant’Antonio che versa in totale stato di abbandono e che il Comune è riuscito ad ottenere grazie ad una permuta con alcune famiglie del paese. Un sito vastissimo per i criteri del centro storico fortificato ai piedi del castello della fava. Il palazzo, è stato infatti realizzato su ben tre livelli da 500 metri quadri cadauno e con accessi da due strade. A causa degli alti costi per la sua ristrutturazione, i proprietari alcuni anni orsono, hanno trovato un accordo con l’amministrazione comunale cedendolo per il restauro e avendone in cambio volumetria in un'altra zona urbana. Nelle prossime settimane, l’impresa che si è aggiudicata l’appalto, insedierà il cantiere e i lavori proseguiranno per lungo tempo e saranno adottate soluzioni innovative vista anche l’impossibilità per i grossi mezzi da cantiere di accedere all’area. Il palazzo, ha rivesto nei secoli scorsi notevole importanza, sarebbe infatti la “duana salis” già citata nel liber fondachi redatto dai Pisani. Una dogana del sale che la Repubblica Toscana registrò tra i beni di proprietà dell’opera di Santa Maria di Pisa assieme al castello della Fava e alla Curia murata sede del potere giudicale. Nei primi anni dell’Ottocento una parte del palazzo venne affittato dalla Marchesa Pasqua e quando questa lasciò Posada, ciò che restava del palazzo, venne acquistata da una famiglia di Bitti. L’incuria e l’abbandono hanno portato alla completa rovina del palazzo che sarà ora restaurato grazie al finanziamento regionale per puntare sul turismo sostenibile.

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