La Nuova Sardegna

Nuoro

Il commercio va a rilento e spera nella zona bianca

di Alessandra Porcu
Il commercio va a rilento e spera nella zona bianca

Macomer. Il settore fa ancora i conti con i danni causati dal lungo lockdown Negli ultimi 16 mesi articoli da regalo e giocattoli ai posti più bassi della classifica

01 giugno 2021
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MACOMER. La zona bianca, in vigore da ieri in tutta l’isola, porta con sé un enorme carico di aspettative. Gli esercenti macomeresi confidano nell’allentamento delle misure anti Covid per agguantare la tanto agognata ripartenza. Il peggio sembra essere alle spalle, ma in realtà la crisi dei consumi parrebbe ben lontana dall’essere solo un brutto ricordo. «Per ora – spiega Paola Bonasorte del negozio di abbigliamento per bambini “Favole” – non si registrano numeri importanti. C’è qualche timido segnale di ripresa. Niente che al momento possa farci tirare un bel sospiro di sollievo». Le prime comunioni, celebrate nel fine settimana anche nei diversi centri del Marghine, hanno incoraggiato l’acquisto di abiti eleganti. «Certo, è un primo passo – sottolinea la commerciante – ma, in verità, la pandemia ha cambiato il modo di fare shopping». Una tendenza confermata da Mario Raimondi. Il titolare dell’omonima boutique, storica tra quelle del corso Umberto, racconta di non aver mai assistito a un calo delle vendite di questa portata.

«Ho fondato la mia attività 60 anni fa e posso assicurare che l’ultimo anno e mezzo è stato, in assoluto, uno dei peggiori mai visti. Le persone non chiedono più capi ricercati. L’abito da uomo, ad esempio, non è in cima alla lista dei desideri. Si preferisce comprare qualcosa di casual da indossare spesso. La perdita del lavoro o il cambio di contratto, da full a part time, ha imposto una radicale trasformazione delle abitudini. I soldi sono pochi e si risparmia su tutto». Specie sull’acquisto del vestiario, a volte inteso come bene “superfluo”. Negli ultimi 16 mesi a occupare i posti più bassi della classifica, sono stati anche articoli da regalo, giocattoli in legno e bomboniere. «L’annullamento di feste di compleanno e cerimonie ha inferto un duro colpo al settore – ammette Stefania Satta, titolare de “Il borgo delle fiabe” –. Riesco a tenere aperta la mia attività soltanto perché ho la fortuna di possedere l’immobile. In caso contrario sarei stata costretta a chiudere. Spero nella ripartenza ma se non dovesse esserci un cambio di passo, potrei rischiare di vedere andare in fumo anni di sacrifici e lavoro». La crisi ha investito pure le ferramenta. Quella dei fratelli Sechi non ha mai abbassato la saracinesca, neppure durante il lockdown. «Questo ha creato più spese che altro – racconta Maurizio, figlio di uno dei titolari –. I clienti erano pochi e i costi fissi sempre gli stessi. Ora confidiamo nell’ecobonus del 110%». Tutte le speranze sono riposte sulla riapertura dei cantieri. Unico modo per dare ossigeno ai comparti in affanno.

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