La Nuova Sardegna

Nuoro

Un “viaggio” nel Museo della scuola

Un “viaggio” nel Museo della scuola

Ovodda. Un’esperienza straordinaria tra banchi antichi e quaderni ingialliti

07 ottobre 2021
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OVODDA. Una finestra temporale di circa 100 anni, dal 1870 al 1970, è quella intrappolata nelle stanze del Museo della scuola di Ovodda grazie alla intuizione di Cristina Sedda, sindaca uscente, e alla certosina ricerca storiografica di Raffaele Cau, studi umanistici e amore per la genealogia. «L’idea mi è venuta quando ho visitato la Fiera degli arredi scolastici a Cagliari – spiega la sindaca – e mi sono resa conto che il grande patrimonio storico conservato a Ovodda, fatto di tanti piccoli oggetti e arredi, e che faceva parte integrante della didattica di un tempo ormai perso, avrebbe potuto diventare materiale per esercitare la memoria». Detto fatto. I locali nel centro storico, che un tempo ospitarono anche alcune classi e poi vennero adibiti a uffici comunali da tempo dismessi, sono divenuti un luogo intimo dove far emergere vecchi ricordi. I banchi antichi fatti su misura per bambini che non potevano eccedere di un grammo, il pennino, l’inchiostro, le bacchette con la doppia funzione, quella di ausilio nella spiegazione per indicare i punti alla lavagna, e quella punitiva sulle gambe e sui palmi delle mani. I fiocchi dei grembiuli, tantissimi quaderni nuovi, i diari ancora intatti, assieme a numerosi libri donati da chi, affezionatosi all’idea che stava sviluppando il Municipio, ha voluto dare il proprio contributo all’arricchimento dell’inventario.

Così libri e quaderni rivelano il periodo storico, con copertine e messaggi per instillare nei piccoli e grandi studenti coscienza del tempo, della necessità di studio e formazione. Ma non solo. Il Museo ovoddese permetterà anche di ripercorrere nomi, visi e ambienti grazie alla possibilità di consultare un archivio multimediale scaturito da questa grande operazione mnemonica. E se da un lato ci si accorge dei grandi cambiamenti strutturali dei luoghi di apprendimento, e a ricordarlo a grandi e piccoli è un braciere posto al centro di una stanza, emerge pure la grande evoluzione della didattica, per tanti versi migliorata, ma per altri, ora priva di tante attività che quelle stanze testimoniano, improntate sull’esperienza tattile.

Gli armadietti con i cassettoni pieni di ampolle, fiale e bottiglie dei laboratori di scienze, il tavolo del falegname, le forme geometriche di legno. Così il sentiero che porta alla conoscenza di come è cambiata la scuola in Barbagia e in Italia, passa anche da strani macchinari che solo la generazione della grandi rivoluzioni ricorda: un ciclostile che fa bella mostra all’ingresso del museo assieme a due esemplari di computer e una tv Mivar che sembra appena uscita dalla fabbrica. (m.c.)

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