La Nuova Sardegna

Nuoro

Bunker scoperto ad Arzana: forse il nascondiglio del super latitante Cubeddu

Paolo Merlini
La casa-covo ad Arzana (foto Massimo Locci)
La casa-covo ad Arzana (foto Massimo Locci)

I carabinieri lo hanno trovato in casa di Cesare Balzano ucciso nel 2019

10 ottobre 2021
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ARZANA. 

Un pavimento in cemento grezzo in una stanza a soqquadro, alla quale si accede attraverso un muro di blocchetti parzialmente diroccato e apparentemente inutile in una casa abbandonata. In un angolo, un quadrato che si rivela una botola, sempre in cemento. Per sollevarla ci vuole un po’ di forza, ma una volta spostata rivela la sua natura: una stanza di cinque o sei metri quadri, con un’altezza intorno al metro e 60, in grado di ospitare una o due persone, alla quale si accede calandosi attraverso un pertugio. Un rifugio sicuro e lontano da occhi indiscreti nel quale nascondersi, se non per un lungo periodo di latitanza, il tempo sufficiente per sfuggire a una battuta delle forze dell’ordine. Gli investigatori ritengono che sia stato utilizzato anche in tempi relativamente recenti.


L’omicidio Balzano. Sono stati i carabinieri della stazione di Arzana e della compagnia di Lanusei, insieme con il reparto Cacciatori di Sardegna, a scoprirlo nel seminterrato di una casa disabitata da un paio d’anni, nella parte alta di Arzana, in vico San Vincenzo, al numero 1. In quell’abitazione sino due anni fa viveva Cesare Balzano, ufficialmente operatore ecologico e titolare di un piccolo maneggio, nella realtà delinquente senza scrupoli sotto indagine più volte per rapine e omicidi, un personaggio al centro delle vicende criminali ogliastrine degli ultimi vent’anni e di numerose inchieste giudiziarie. Balzano è stato ucciso all’età di 50 anni nell’agosto 2019 nelle campagne in cui aveva il maneggio e l’ovile: giustiziato sarebbe meglio dire, perché dopo tre, quattro fucilate non gli è stato risparmiato il colpo di grazia alla testa.


Cubeddu e le stampelle. Ma torniamo al bunker, come è stato definito dai carabinieri. Al suo interno sono state trovate un paio di coperte, alcune munizioni per pistola calibro 7,65, due reperti archeologici (un volto e un’urna in pietra) e due stampelle. Parrà strano ma sono proprio queste ultime l’elemento che più di tutti ha destato l’interesse degli investigatori, perché si tratta di stampelle di legno, fuori mercato per così dire da tempo perché soppiantate dalle più leggere e pratiche in alluminio. Per quale motivo conservarle o nasconderle? Agli investigatori più esperti è tornato in mente che Attilio Cubeddu, il latitante per eccellenza d’Ogliastra (e non solo, visto che con Graziano Mesina compare nella classifica dei sei superlatitanti italiani del ministero dell’interno) soffriva, e probabilmente soffre ancora a maggior ragione oggi che ha 74 anni, di un serio problema all’anca, e che quindi le stampelle possano appartenere o essere appartenute a lui. Per il momento è solo un’ipotesi investigativa, alla quale si cercherà riscontro attraverso le analisi di laboratorio (impronte, tracce di Dna), ma i carabinieri non sembrano affatto sottovalutarla.


Del resto, il pensiero di tutti coloro che ieri mattina ad Arzana hanno appreso la notizia della scoperta del bunker è andato proprio al superlatitante, sul quale pende un mandato di cattura internazionale dal 1998. Lo si è più volte dato per morto, ma neppure dieci anni fa la procura della Repubblica di Lanusei ha riaperto le indagini su di lui nella convinzione che sia vivo e si nasconda ancora in Ogliastra.


Un tunnel per la fuga. A cosa serviva dunque il bunker di vico San Vincenzo? Più che una “residenza” in cui trascorrere un periodo di latitanza, si tratta probabilmente di un rifugio sicuro per trascorrere lontano dalle forze dell’ordine alcune giorni. O nascondere armi e droga. E potersi muovere indisturbati in questa parte del paese non distante dal fitto bosco che lo circonda. Anche perché la botola non è l’unica via d’accesso al bunker. I carabinieri hanno infatti scoperto una seconda botola, questa volta all’interno della stanza, che dà su uno stretto cunicolo lungo alcuni metri, un tunnel che conduce sempre in vico San Vincenzo poco più avanti dell’ingresso dell’abitazione dei Balzano, nel retro dell’edificio, che poggia su un costone di pietra. In questo agglomerato di case, inoltre, non c’è solo l’abitazione della vittima dell’omicidio di due anni fa, ma ci sono anche le case di alcuni fratelli, anche loro più volte coinvolti in vicende criminali. A poca distanza, a qualche decina di metri, abita infine il protagonista suo malgrado dell’ultimo fatto di sangue ad Arzana, Sandro Arzu, di 52 anni. Pure lui al centro di episodi criminali, il 15 settembre scorso è rimasto lievemente ferito da un colpo di pistola che lo ha raggiunto in prossimità del collo. Agli investigatori ha detto di non aver visto chi gli ha sparato alle spalle.

 

 

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