La Nuova Sardegna

Nuoro

Il Premio “Canne al vento” parla in nugoresu

Il Premio “Canne al vento” parla in nugoresu

Nuovo riconoscimento per lo scrittore Jubanne Piga, vincitore anche del Concorso di poesia di Ossi

14 novembre 2021
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NUORO. «Efix est torrande a Galte, fachende su matessi caminu chi sichiat in bida andande e ghirande fitianu dae su podere». È l’incipit del racconto in sardo “In su respiru de Galte...” di Jubanne Piga, Giovanni Piga, salito sul podio della quarta edizione del Premio letterario internazionale deleddiano “Canne al vento” organizzato e promosso dall’amministrazione comunale di Galtellì e curato dall’associazione culturale Club di Jane Austen Sardegna. Piga, premiato per la sezione sarda ex aequo con Antonio Maria Masia (“Sas tres sorres de sa ’Idda mia”) e Anna Cristina Serra (“Froris de proinca”), è stato poi premiato anche al recentissimo Concorso di poesia in sardo di Ossi, XXXIII edizione, per la sezione “Chena rima” con la sua struggente “In sa coda ‘e su sero... In Palestina”. Classe 1940, già dipendente dell’Istituto superiore regionale etnografico e già presidente del Consorzio per la pubblica lettura “Sebastiano Satta”, autore di romanzi in sardo e di diverse raccolte di poesie, Giovanni Piga è sicuramente tra gli scrittori di maggior successo e spessore attualmente operanti in Sardegna.

In questo 2021, 150° anno dalla nascita di Grazia Deledda, non poteva mancare un suo prezioso contributo in omaggio alla scrittrice Premio Nobel. «Una scrittrice straordinaria – dice – che dovremmo valorizzare sempre, andando ben oltre gli anniversari. Il turismo e la nostra economia possono vivere anche grazie a Grazia Deledda, una donna che ha portato Nuoro nel mondo». Una donna che si è imposta al mondo partendo da unu cuzone de una bidda isperdida. Non a caso il racconto vincitore a Galtellì del Premio “Canne al vento” è improntato sulla figura umile e carismatica di Efix. Jubanne Piga lo riporta a Galte dall’aldilà, per monitorare il comportamento dei protagonisti, i mutamenti temporali e antropologici del romanzo dopo che l’autrice, a suo tempo, l’aveva chiuso. Il buon Efix si trova a disagio in un Galte fuori del suo tempo. Tutto è cambiato. Solo il mormorio del fiume, lo strepitio delle canne al vento hanno la stessa voce del suo tempo vissuto. Efix si trova confuso in sas carreras del Galte di oggi: ordinate, pulite, pulsanti di vita. Il Povero Efix, mancari prenu de sapidoria, col peso della colpa, segreta, della morte di don Zame sulla coscienza, tutto può capire, ma non risolvere. Potrà solo riferire a sa Mere Manna, al suo rientro da quest’ultimo viaggio nel mondo dei vivi, che Galte è in festa per lei, che le è riconoscente per averlo fatto conoscere al mondo, e che oggi gioisce, orgoglioso di essere parte di vivere il suo respiro.

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