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Nuoro

Roncolate per vendetta, il pm chiede tre condanne

di Enrico Carta
Roncolate per vendetta, il pm chiede tre condanne

Flussio. Processo per il tentato omicidio di Marcello Zucca nell’aprile 2020 Sono 34 gli anni di carcere sollecitati. Per l’accusa fu una spedizione punitiva

19 gennaio 2022
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FLUSSIO. Nove ore, dieci se si conta quella di pausa. Dura tanto la requisitoria del pubblico ministero Valerio Bagattini e si chiude con tre richieste di condanna per tentato omicidio: 16 anni per Angelo Masala, undici anni e sei mesi per Manuel Delogu, sette anni e un mese per Giuseppe Delogu, questi ultimi sono padre e figlio. Vittima e imputati, tutti di Flussio, attendono giustizia nella stessa aula, ma per l’uno è in un verso, per gli altri in quello opposto. Per ora non c’è sentenza, ma soltanto una notte da passare coi pensieri fermi sul processo e probabilmente qualche altro giorno, in attesa dell’ultima udienza che difficilmente è quella di stamattina, perché oggi parleranno l’avvocato di parte civile Basilio Brodu e gli avvocati difensori Antonello Spada, Gianluca Aste, Rosaria Manconi, Antonella Piredda e Carlo Figus. Facile ipotizzare che i giudici del collegio – presidentessa Carla Altieri, a latere Marco Mascia e Antonio Angioi – indichino una nuova data per eventuali repliche e controrepliche.

È comunque dalle parole della pubblica accusa e da quelle richieste che bisogna partire per ricostruire il processo nato dopo l’agguato a colpi di roncola e bastoni ai danni di Marcello Zucca. Avvenne all’inizio di aprile del 2020, in una strada nel territorio di Sagama, crocevia per Flussio e Sennariolo e dove l’allevatore di 50 anni e i suoi rivali avevano i terreni. È una storia di campagna, simile a tante altre: Marcello Zucca e i suoi confinanti hanno un problema legato a questioni di pascolo e di sconfinamento. Vola qualche parola, ma tutto sembra concludersi lì. Invece, stando alla ricostruzione del pubblico ministero, subito dopo il gruppetto dei tre, a cui si aggiunge un ragazzo minorenne, torna indietro per quella che sarebbe stata una spedizione punitiva.

La ricostruzione del pubblico ministero, che mirava a dimostrare la premeditazione del gesto, parte dall’incrocio pericoloso tra le macchine. È in quel momento che sarebbe iniziata la caccia all’uomo. L’auto sarebbe stata poi bloccata e Marcello Zucca costretto a scendere per evitare di rimanervi intrappolato, nel momento in cui il veicolo era accerchiato, coi finestrini rotti, e non riusciva più a metterlo in moto.

Una volta fuori dall’auto però le cose non sarebbero andate meglio e la via verso la salvezza sarebbe stata ostruita dai tre. A colpire la vittima sarebbe stato proprio Angelo Masala con la roncola e Manuel Delogu avrebbe completato l’assalto con un bastone e Giuseppe Delogu, in un secondo momento, avrebbe riaccompagnato il figlio sullo stesso luogo in cui Marcello Zucca sanguinava in maniera impressionante per le ferite alla testa – quaranta volte in tutto, disse il perito, i colpi avrebbero centrato il bersaglio –. La vittima finì in ospedale, ricoverata d’urgenza, e si temette il peggio, dopo venti giorni invece tutto si rimise pian piano a posto e oggi la vittima è in aula come parte civile.

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