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Nuoro, parole e musica soffiano forte contro tutte le guerre nel mondo

Alessandro Mele
Nuoro, parole e musica soffiano forte contro tutte le guerre nel mondo

L’iniziativa organizzata dal liceo classico Asproni fa il pienone nell’auditorium Lilliu dell’Isre Generazioni a confronto per volere degli studenti. «Questa serata ci dà consolazione e speranza»

24 marzo 2022
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NUORO. “No alla guerra”. “No war”. “Pache in tottu su mundu”. È il multi linguaggio della poesia a scavare le fondamenta di una nuova torre di Babele dove tutti, con suoni e parole diverse, si capiscono e si abbracciano. L’obiettivo, pienamente raggiunto, era quello di costruire un gigantesco avamposto culturale che scacciasse il mostro della guerra. Non solo quella in Ucraina, non solo contro quei 59 conflitti tutt’oggi in corso nel pianeta, ma anche quella contro ogni forma di ingiustizia, anche quella contro le singole e personali fragilità dell’animo umano. Un maestrale di pace, di poesia e di musica si è abbattuto per una sera sullo spettro delle guerre, sulle immagini dei bambini che muoiono e delle famiglie che scappano, sulle bombe e sulle sirene antiaeree. Ci si è abbattuto come accade nelle notti invernali sulle montagne del Gennargentu, grazie alla maratona poetica “Parole contro... ” organizzata dal liceo classico “Asproni”, in collaborazione con il liceo delle scienze umane e musicale “Satta”, con il patrocinio del Comune, nell’auditorium “Lilliu” del Museo del costume.

Metrica e resistenza. E così gli studenti, 10 in tutto, si fanno poeti e uomini. Si fanno seri e si emozionano davanti ai soprusi denunciati con la forza della rima, con il proiettile della metrica, con il linguaggio che si fa resistenza. «Non potevamo non accogliere l’invito arrivato dai ragazzi a confrontarci su questo tema – commenta Elena Loredana Manni, docente di Italiano e Latino del liceo Asproni e referente del laboratorio di poesia – in una giornata che ricorre nel primo giorno di primavera e che è quindi momento di rinascita e di apertura al mondo e al bello. La poesia è veicolo di emozioni, è impeto per i popoli e per la conoscenza. Ma anche sviluppo della lingua nelle comunità che esse rappresentano. La poesia trascina l’animo degli eroi e canta contro la schiavitù. Per tutte queste ragioni, gli studenti hanno deciso di assumere l’atteggiamento dei poeti per denunciare il sopruso delle guerre tra i popoli». Battersi per la pace è una missione costante della storia, lo è stato anche nella trincea colorata della notte poetica dell’Isre.

I protagonisti. Se l’unica arma è la penna, l’armatura è senza dubbio la fantasia che si esprime nei versi di Valeria Contu, Flavio Mura, Alice Dettori e Margherita Pisanu. Letizia Mereu, Alessandro Canu, Chiara Marrosu e Claudia Iovine. Poi Emma Graziani e Roberta Soro. Paolo Piredda ha aperto le danze con un pezzo in prosa. Come in un valzer ballato su un mondo che non vuole affondare sotto la pozzanghera dei conflitti, a danzare con i giovani diventati adulti, altrettanti adulti che si riscoprono bambini per dire “basta” per urlare “mai più”. Un urlo che arriva e che ancora si fa poesia, che si slancia nero su bianco sui fogli stropicciati di poeti più maturi. Padri e madri, nonni e nonne, zii e zie di questi tempi, con le loro preoccupazioni evidenti e che riguardano il mondo da lasciare in eredità a chi verrà. Tra questi, Paolo Berria, Alessandra Berardi Arrigoni, Gloria Zoroddu, Peppe Montesu, Juanne Villa, Daniela Melis, Antonio Murru, Valentina Loche, Gianni Manca, Chiara Sedda e Luca Sedda. E cosa sarebbe la poesia senza la musica: «Un intreccio di diverse esperienze creative dei due nostri due licei – li ha definiti Noemi Marrazzu, altra coordinatrice del progetto e docente del liceo Satta –. Un intreccio che disegna una linea continua e circolare di note e di parole che si legano ma che vanno anche a braccetto». E così ad ogni rima il suo strumento: la chitarra di Alice ed Eleonora Ladu, le corde tese di quella di Fabio Carta. Ancora, il pianoforte e le note dolci di Francesca Cadinu e Gabriele Carta. Le dite che sfiorano gli strumenti del quartetto d’archi e la voce di Nicole Usai.

Il sindaco Soddu. Sembra un sogno dal quale nessuno si vuole svegliare, lo si vede dagli occhi di Lucrezia Corda, la giovane presentatrice e studentessa dell’Asproni che come un metronomo scandisce i tempi dell’una e dell’altra lettura, dell’una e dell’altra melodia. Ma se da un lato la notte poetica è fatta per sognare, dall’altro, è fatta anche per «mettersi gli occhiali e leggere la realtà complessa che ci circonda». Lo ha detto il sindaco di Nuoro Andrea Soddu che ha proseguito: «Abbiamo la continua necessità di investire sulla bellezza e sull’arte al fine di scrivere a caratteri cubitali il nostro “no” contro la guerra e le violenze. Al fine di esprimere sempre più parole contro ogni tipo di male. L’arma più importante contro l’ignoranza delle coscienze che muovono guerra, è proprio quella del sapere». I brividi della poesia hanno travolto anche Antonio Fadda e Carla Rita Marchetti, rispettivamente dirigenti del liceo Asproni e del liceo Satta che per una sera hanno voluto lasciare la scrivania per salire sul palco accanto ai loro studenti. «Questa serata è un segno di speranza in questi giorni immersi nella notte più buia – ha detto il preside del Classico –. I versi ci danno consolazione e speranza che ma ci fanno anche capire che dobbiamo essere decisi nel dire semplicemente di no. La pace però non basta volerla ma si costruisce con un operare continuo. Pace, non e solo la fine delle ostilità, la pace è quella che ciascuno di noi aspira ad avere dentro ed è gemella della giustizia». Poi Carla Rita Marchetti: «Una occasione preziosa che dimostra che le nostre scuole ci sono per svolgere un lavoro non solo di trasmissione di contenuti ma soprattutto di competenze. Il linguaggio poetico e musicale, supportino il linguaggio della ragione toccando le corde più profonde dell’animo umano in nome della pace».

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