Allarme disagio giovanile nel Nuorese: «Necessari servizi mirati»
Sotto accusa da parte delle associazioni e dei familiaridei pazienti il taglio ai vari Csm
Nuoro Gli episodi di autolesionismo sono il nuovo campanello d’allarme del disagio giovanile. Diversi sono i gesti estremi registrati negli ultimi anni. È un problema generalizzato. Tra gli “imputati” la carenza nei servizi nel campo della salute mentale, che hanno ridotto i presidi e il numero di psichiatri, psicologi, educatori, assistenti sociali. «Il settore sanitario è abbandonato a se stesso, sia dal Governo, sia dalla Regione», denuncia l’ex deputata Mara Lapia, che nella passata legislatura è stata componente della commissione Sanità di Montecitorio.
«Le carenze assumono una gravità ancora maggiore tra i giovani – continua Lapia – sia per i mali legati alla dipendenza da droga e alcool, sia per la salute mentale in generale. La riprova – aggiunge – le tante mail che ho ricevuto e ricevo da ragazzi, che mi chiedono aiuto proprio perché privi di assistenza. Spesso inseriti in percorsi riabilitativi, che si sono fermati a metà per le carenze negli organici dei professionisti».
Problemi e limiti per poter esercitare il diritto alla salute, che sono stati spiegati tre giorni fa, a Nuoro, nel convegno dell’Asarp, l’associazione che riunisce pazienti e familiari alle prese con la malattia mentale. La presidente Gisella Trincas ha picchiato duro contro la politica e nei confronti della Regione: «La riorganizzazione attuata dalla giunta di centrosinistra – ha affermato – è stata a dir poco selvaggia. Ma non era granché meglio neppure con le precedenti amministrazioni e con quella attuale. I servizi – ha continuato – sono stati ridotti, soprattutto nei territori». Oltre gli eventi luttuosi, la situazione che si vive nei distretti può essere utilizzata come termometro della condizione di disagio.
Vale in questo senso la testimonianza dell’assistente sociale Daniela Meloni, che opera nel Csm (Centro di salute mentale): «A Siniscola prendiamo in carica diversi giovani – afferma – ma spesso non riusciamo a seguirli, per via delle carenze di personale, che in pochi anni si è ridotto da 22 a 7 unità, con appena uno psichiatra. La conseguenza – aggiunge – è che per la chiamata in ambulatorio possono passare anche due o tre mesi. La famiglie a quel punto – confessa – si sentono come prese in giro». L’ex parlamentare Lapia, oltre al ripristino di servizi e numeri dei professionisti, ritiene necessario uno sforzo delle istituzioni, anche per andare a fondo delle cause che determinano disagio e malattia: «Presenterò una proposta di legge – spiega – per la creazione di un osservatorio sulla salute mentale, sui suicidi e sui disturbi dell’alimentazione, in modo che si possa pianificare un’azione di prevenzione». A riempire qualche vuoto Lapia ci ha provato, negli anni scorsi, con la proposta dello psicologo di comunità. «Mi era stata bocciata. Credo lo possa istituire la Regione», conclude.