Rapina alla Bnl a Nuoro: confessa e ora finisce in carcere
Marco Mimino Prina si era presentato in questura scagionando il fratello accusato di essere l'accompagnatore
Nuoro Si sono aperte le porte del carcere di Badu’e Carros per Marco Mimino Prina, il 52enne nuorese accusato di rapina in concorso “con altri due soggetti non identificati”. La misura cautelare è stata disposta dal giudice per le indagini preliminari, Giacomo Ferrando, nell’ambito dell’inchiesta sul colpo messo a segno alla Bnl di via Manzoni, il 9 maggio 2022, che fruttò un bottino di duemila euro. Alla fine di gennaio, mosso dai sensi di colpa, l’indagato si era presentato in questura in compagnia del suo avvocato Francesco Lai, e alla presenza del pm Riccardo Belfiori, aveva raccontato la sua verità: il fratello Francesco, operaio forestale di 59 anni, era stato incarcerato al suo posto, da innocente, perché accusato di aver accompagnato con il suo furgone, gli autori della rapina.
Era stato lui, invece, a sua insaputa, ad aver guidato il Fiat Doblò fino a via Manzoni, e ad aver aspettato che i due rapinatori, il palo e il complice che pistola in pugno si era fatto consegnare l’incasso, portassero a termine il piano. «L’ho fatto perché ero in grosse difficoltà finanziarie, e avevo bisogno di soldi» aveva spiegato Marco Mimino Prina agli inquirenti. Dopo la sua confessione, Francesco era tornato in libertà. Le intercettazioni disposte nell’ambito dell’inchiesta sulla rapina avevano portato gli investigatori a indagare Marco Mimino Prina per detenzione e coltivazione di cannabis e marijuana. Al 52enne era stato applicato l’obbligo di dimora. Provvedimento inasprito poi, quando, nel corso delle perquisizioni e dei controlli successivi alla notifica delle misure cautelari, gli agenti della questura nuorese avevano sequestrato in un casolare in uso all’indagato 185 chili, tra hascisc e marijuana, e tre chili di cannabis. Il pm Ghironi, durante l’interrogatorio di garanzia gli aveva contestato l’ingente quantitativo, e il gip aveva deciso di disporre anche l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Nell’ambito della stessa indagine era finito nei guai un altro nuorese, Alessio Prina, 26 anni, figlio di Francesco, accusato di detenzione illegale di una pistola e coltivazione di cannabis.
Il gip aveva disposto per lui la misura degli arresti domiciliari, confermati anche quando, a seguito della notifica delle misure cautelari, durante ulteriori controlli, la polizia aveva scoperto nella sua casa di campagna, nella zona di Marreri, altri 3 chili di marijuana. (k.s.)
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