La Nuova Sardegna

Nuoro

La protesta

Gli studenti in piazza a Nuoro: «Nessuno tocchi il nostro liceo, l’accorpamento va bocciato»

di Alessandro Mele

	Un momento della protesta (foto di Massimo Locci)
Un momento della protesta (foto di Massimo Locci)

Gli allievi e gli insegnanti del Classico “Asproni” in corteo. Urla e striscioni contro il piano di dimensionamento della Provincia

22 dicembre 2023
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Nuoro «Non cancellerete 165 anni di storia, di presente, passato e futuro. L’Asproni non si tocca». È l’urlo di centinaia di studenti del liceo classico contro il piano di dimensionamento scolastico varato dalla Provincia. È il muro di un popolo studentesco che, con insegnanti, personale e preside, grida tutto il suo dissenso contro chi ha previsto che il liceo “Asproni” dal prossimo anno sia accorpato al liceo delle Scienze umane e musicale “Satta”. In piazza Italia, appena fuori dal palazzo del governo provinciale, sembra di essere catapultati nelle proteste studentesche del ’68. Cartelli di ogni colore, voci e fischietti sono la cornice di una protesta nata dall’amore per il proprio liceo. Per questo la protesta è accesa, ma anche composta. Con gli studenti di oggi, ci sono anche quelli di ieri.

Non solo, in piazza sembra aleggiare il respiro di Indro Montanelli, Sebastiano Satta, Antonio Ballero e dei tanti grandi del passato nuorese, sardo e nazionale che in quel liceo ci hanno studiato. Nomi urlati come una bandiera da difendere dai ragazzi, per ribadire che l’Asproni ha una storia che non può e non intende essere violata dalla scure del dimensionamento. «Bisogna salvaguardare l’identità della scuola e il suo prezioso patrimonio immateriale – commenta con convinzione Silvia Denti, studentessa 18enne del Classico –. Non si può attuare un piano di dimensionamento ragionando solo sui numeri e trascurando l’offerta formativa».

Poi Aurora Medde, 18 anni, un’altra alunna della storica scuola di via Dante: «Vorremmo rivolgerci al sindaco Andrea Soddu in quanto ex alunno del Classico. Pensiamo che lui per primo possa capire l’importanza e le peculiarità della nostra scuola. Noi insieme ai professori e al personale vogliamo tutelare e garantire l’identità della nostra scuola e il personale diritto all’istruzione». E ancora Matteo Floris, 18 anni, anche lui alunno dell’Asproni, megafo in mano, è molto chiaro: «Una giornata, questa, che rappresenta un urlo degli studenti che rivendicano il diritto alla cultura e alla storia. Pare che vogliano farci dimenticare da dove arriviamo, ma in questo giorno speciale vogliamo ricordare a chi fa orecchie da mercante che cosa è il liceo Asproni e cosa rappresenta per questo territorio».

Per tutta la mattinata, gli studenti hanno avuto il supporto del loro dirigente scolastico. La preoccupazione principale resta quella legata all’offerta formativa: «Esprimiamo tutto il nostro dissenso più fermo rispetto agli esiti del piano provinciale approvato qualche settimana fa – ha detto Antonio Fadda –. Vogliamo sperare che la decisione possa essete rivista. Vogliamo che questi due licei mantengano ancora la loro autonomia e lo pensiamo perché una riprogrammazione dell’offerta formativa sarebbe dannosa per entrambe le realtà scolastiche che hanno progettato e continuano a farlo per il futuro. Speriamo che la nostra proposta possa essere accolta».

Tra le personalità a sostegno della protesta degli studenti del liceo classico, c’era anche il presidente dell’Istituto superiore regionale etnografico Stefano Lavra: «Solidarietà massima al preside del liceo Asproni, luogo che incarna e che rappresenta la storia e la cultura cittadina. Oggi è un riferimento per tutto il territorio e per i giovani oltre che per l’Isre stesso, con il quale da tempo condivide progetti e iniziative». Intanto, la petizione lanciata in rete per salvare il liceo classico dall’accorpamento, ha superato le 3500 firme. In tantissimi stanno sostenendo la causa di tanti studenti che temono per il loro futuro. In serata, il sindaco Andrea Soddu ha anche preso parte al collegio dei docenti. Il fronte resta caldo e la situazione mantiene alti livelli di guardia in attesa di una risposta o di un’apertura da parte delle istituzioni provinciali e della Regione.

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