La Nuova Sardegna

Nuoro

Il caso

“L’ho licenziata prima di sapere che fosse incinta”


	Una donna incinta al lavoro (foto d'archivio)
Una donna incinta al lavoro (foto d'archivio)

La versione della datrice di lavoro della 21enne mandata a casa

3 MINUTI DI LETTURA





Nuoro «Non ho licenziato la ragazza perché è rimasta incinta, l'ho fatto perché spesso non si è presentata al lavoro senza giustificarne il motivo. Della gravidanza ho saputo a licenziamento già avvenuto». È la posizione della titolare dell'impresa di pulizie, finita sotto i riflettori dopo la storia raccontata dalla ragazza 21enne nuorese che sostiene di essere stata licenziata perché in attesa di un bambino e di essere stata costretta ad effettuare un test di gravidanza, neanche scaduti i 15 giorni di prova in azienda. «È totalmente falso - replica la datrice di lavoro della ragazza -, io non le ho fatto fare alcun test di gravidanza. A dir la verità non so neanche dove lo abbia fatto, certamente non in mia presenza, nè in presenza di altri nostri dipendenti. Io poi sono anche una mamma, non mi sognerei mai di esporre un'altra donna a una condizione così umiliante». E ancora: «Ritengo di essere stata calunniata, la questione è già in mano ai nostri due legali che stanno predisponendo le carte affinché questa storia si risolva nelle sedi opportune, in tribunale». La titolare dell'impresa di pulizie racconta la sua versione dei fatti e rilancia: «La giovane spesso non veniva a lavorare e noi non sapevamo neanche il perché - afferma -. Dopo l'ennesimo richiamo informale, ho deciso di licenziarla, tanto che noi per primi abbiamo comunicato all'Inps l'avvenuto licenziamento, ancora prima di ricevere la sua richiesta formale di messa in stato di maternità». Poi la collocazione temporale della questione: «La giovane sarebbe dovuta tornare al lavoro il 26 gennaio, al termine di un periodo di malattia, giustificato da un certificato medico, che scadeva il giorno prima. Ma per l'ennesima volta - racconta la titolare dell'impresa di pulizie -, al lavoro non c'era. Da qui la scelta di porre fine al rapporto di lavoro. Era recidiva, nei pochi mesi che è stata con noi questo fatto si è ripetuto tantissime volte. Ci siamo anche premurati, una volta ricevuta la sua richiesta di messa in maternità, di comunicare agli enti preposti che la ragazza era stata precedentemente licenziata». La 21enne, ha anche affermato di essersi rivolta al sindacato e all'Ispettorato del lavoro, perché non aveva ancora ricevuto la mensilità di gennaio. Su questo la titolare dell'impresa di pulizie conferma: «È vero - commenta - non l'ho ancora liquidata. Ma lo farò nei termini di legge e cioè entro tre mesi. Quei soldi le son dovuti e li avrà anche se c'è da dire che nel mese di gennaio ha lavorato solo per 5 giorni. È tutto documentato dai dati contenuti nel suo badge e nelle conversazioni private intercorse tra me e lei, conversazioni già al vaglio dei nostri legali e che dimostrano anche che lei non mi ha mai, neanche una volta, comunicato di essere incinta. Devo dire che se lo avessi saputo subito, certamente avremmo cercato una soluzione». Come è evidente, la storia raccontata dalla titolare dell'impresa di pulizie, è distante anni luce da quella della giovane 21enne che tra le altre cose, ha detto anche di essere stata «costretta a fare il test di gravidanza con richiesta avvenuta davanti a due colleghi uomini che a malapena conoscevo. Nel caso contrario sarei stata licenziata». La ragazza, contattata più volte dalla Nuova Sardegna nella giornata di ieri, in merito alle versione fornita dalla sua ex titolare, non ha risposto al telefono. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
L’intervista

Aeroitalia, l’ad Gaetano Intrieri: «Nel nostro futuro c’è più Sardegna»

di Andrea Massidda
Le nostre iniziative