La Nuova Sardegna

Nuoro

Il caso

“Ufficio notifiche senza personale: la giustizia è alla paralisi”

di Valeria Gianoglio
“Ufficio notifiche senza personale: la giustizia è alla paralisi”

Nuoro, il presidente del tribunale Pusceddu: “Ormai è un problema di ordine pubblico. Servono risposte politiche”

15 aprile 2024
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Nuoro Una media di cento udienza saltate ogni settimana – e ogni slittamento comporta un rinvio di almeno quattro mesi – perché le notifiche relative non arrivano a destinazione, e le parti non ne sono informate. L’ufficio dedicato che dal 2019 a oggi ha perso otto preziosi funzionari e che allo stato attuale tocca una percentuale di scopertura vicina all’87 per cento. E lo spettro del prossimo settembre, quando andranno via anche le soluzioni tampone trovate dalla Corte d’appello, e a reggere il settore resteranno appena due funzionari, esclusa la dirigente. E centinaia di casi, vicende umane, rivendicazioni di diritti sacrosanti che restano senza giustizia. In poche parole: «Si fermerà la giustizia civile e quella penale». Ed è per questo che ieri sera, dopo giorni trascorsi a cercare una soluzione, a consultarsi con i colleghi, a parlare con gli avvocati, la Procura, e il prefetto, il presidente del tribunale, Mauro Pusceddu, prende carta, penna e computer e per la prima volta nella storia, quantomeno più recente, del Palazzo di giustizia nuorese, scrive un comunicato nel quale denuncia tutto, e senza tanti giri di parole. Alza una sorta di bandiera bianca, segnala la resa o quasi di un sistema giudiziario che, a causa della scarsità di personale dell’ufficio notifiche, nonostante il grande impegno del personale e dei magistrati, è costretto ad arrendersi di fronte ai dati freddi e inequivocabili.

Da settembre, scrive il presidente Pusceddu, per l’ufficio notifiche sarà impossibile anche solo garantire il lavoro ordinario, ma già da questi ultimi mesi, tuttavia, i segnali del disagio e delle carenze hanno segnato e non poco il normale svolgimento dei processi. Una media di cento udienze saltate alla settimana, precisa il numero uno dei magistrati nuoresi. Perché le notifiche non sono arrivate alle parti coinvolte, e senza di esse il processo non si può celebrare e basta. E questo comporta decine e decine di vicende giudiziarie che saltano, che slittano di almeno quattro mesi. Il presidente Pusceddu definisce tutto questo senza lesinare le parole: «È ormai un problema di ordine pubblico». Una emergenza che tocca tutti perché tutti hanno diritto a una giustizia che funzioni e in tempi adeguati. Fin qui, dunque, la denuncia del problema. Ma poi, scrive il magistrato nuorese bisogna trovare una via d’uscita, soluzioni immediate, perché al mese di settembre non manca molto e con esso, si sa, arriverà la paralisi totale dell’ufficio notifiche. Di queste possibili soluzioni si è discusso alcuni giorni fa nel corso di un incontro riservato tra lo stesso presidente del tribunale, la procuratrice Patrizia Castaldini, il presidente dell’ordine degli avvocati, Lorenzo Soro, e il prefetto Giancarlo Dionisi. E da quell’incontro, oltre alle parole di comprensione e alla piena attenzione al problema manifestate dalrappresentante del governo centrale, è emerso in modo netto un dato: che servono risposte dal mondo politico, che servono subito, e che ormai si tratti di «un problema di ordine pubblico».

Il numero uno del Palazzo di giustizia nuorese, anche su questo punto, è piuttosto chiaro. Per risolvere la questione, scrive, non sarebbero affatto sufficienti soluzioni tampone, temporanee, di ripiego. Niente da fare: stavolta, più di altre, o si trova una strada definitiva e stabile nel tempo, o non se ne esce. Sarà il tracollo della giustizia nel Nuorese. Serve, come primo passo, scrive il presidente Pusceddu, e alla vigilia di un incontro sul tema che oggi vedrà come protagonisti gli avvocati del foro – che la politica e l’amministrazione a livello centrale non trasferisca il personale prima di aver bandito i concorsi che servono a sostituirlo. Serve «avere la possibilità di attingere ad altre graduatorie e soprattutto avviare procedure di mobilità interna, che consentano la distribuzione di forze, almeno nel distretto, secondo una proporzione razionale». Servono scelte e programmazioni, aggiunge in conclusione il magistrato. Perché settembre, davvero, è domani.

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