La Nuova Sardegna

Nuoro

In manette la banda sarda

Rapina ai portavalori in Toscana: i telefoni-citofono, gli errori, il bigliettino dimenticato. Tutti i dettagli dell’indagine conclusa con 11 arresti

di Serena Lullia
Rapina ai portavalori in Toscana: i telefoni-citofono, gli errori, il bigliettino dimenticato. Tutti i dettagli dell’indagine conclusa con 11 arresti

Il colpo pianificato dal settembre 2024. All’operazione Drago hanno partecipato 300 carabinieri

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Sassari Avevano pianificato tutto con precisione. Ogni spostamento, ogni azione, persino gli alibi erano stati predisposti con largo anticipo. Il gruppo, composto da undici uomini, tutti di origine sarde, di età compresa tra i 33 e i 54 anni, allevatori e coltivatori diretti, si era preparato per mesi all’assalto dei due furgoni portavalori avvenuto il 28 marzo 2025 sulla statale Aurelia, nel territorio di San Vincenzo, in provincia di Livorno. Già dal mese di settembre del 2024.

I dettagli dell’Operazione Drago sono stati resi noti in una conferenza stampa a Livorno coordinata dal procuratore di Livorno, Maurizio Agnello, con le indagini condotte dalla sostituta Ezia Mancusi e operate dai carabinieri del comando provinciale di Livorno guidati da Piercarmine Sante Sica e dai carabinieri del comando provinciale di Nuoro.

Partenze e arrivi scaglionati

L’organizzazione dell’assalto era stata meticolosa: nei giorni precedenti la rapina, gli indagati avevano lasciato la Sardegna con partenze scaglionate, sbarcando in porti diversi per non destare sospetti. Lo stesso metodo era stato utilizzato per il rientro nell’isola, subito dopo il colpo, transitando per scali marittimi differenti.

Gli alibi

Per garantirsi un’apparente estraneità ai fatti, si erano anche costruiti alibi: c’era chi risultava presente a una fiera in Umbria e chi aveva documentato l’acquisto di un macchinario agricolo in Emilia-Romagna. Alibi che le indagini hanno poi smentito grazie a un’attenta ricostruzione dei movimenti e al monitoraggio delle utenze telefoniche.

Le relazioni tra gli indagati

L’analisi di numerosissime telecamere di videosorveglianza pubblica e privata hanno consentito di accertare le relazioni tra gli indagati. 

La telefonata del via all’assalto

Il giorno della rapina, uno dei membri del gruppo, incaricato di fare da “palo”, ha stazionato per oltre tre ore a bordo della sua auto nei pressi della rotonda di immissione sull’Aurelia, pronto a segnalare l’arrivo dei portavalori. È proprio in quel momento che ha effettuato la telefonata decisiva: il segnale per dare inizio all’assalto. Il commando è entrato in azione con il volto coperto e con accento sardo riconosciuto dalle vittime. L’ajò pronunciato più volte e registrato dai video dei cittadini è stato il primo, inequivocabile indizio sulla pista sarda. 

L’assalto e la fuga

Hanno bloccato i mezzi utilizzando due Suv Volvo, rubati a Siena nell’ottobre 2024. Dopo aver immobilizzato le guardie giurate, disarmandole e sottraendo le loro armi, i rapinatori si sono impossessati di circa 3 milioni di euro e sono fuggiti a bordo dei Suv e di un terzo veicolo rapinato nell’immediato. La fuga è avvenuta lungo un percorso studiato nei dettagli. I Suv Volvo sono stati successivamente dati alle fiamme per cancellare ogni traccia. Le auto utilizzate sono state ritrovate in pochi giorni, nascoste in zone impervie e difficilmente accessibili della provincia pisana.

Il test Stub 

Determinante per le indagini è stato il lavoro dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Livorno, supportato dal Raggruppamento Investigazioni Scientifiche. Due degli indagati sono stati sottoposti a test Stub, che ha permesso di rilevare la presenza di particelle compatibili con l’uso di armi.

I burner phone

Durante una perquisizione, tra le ceneri ancora calde di un fuoco, sono stati recuperati i resti di un telefono cellulare definito “burner phone” o “citofono”, privo di collegamento a Internet e utilizzato per le comunicazioni riservate del gruppo. Si trattava dello stesso modello impiegato per coordinare l’azione il giorno della rapina, dei vecchi Nokia. Sarebbero stati utilizzati solo per i 4 giorni strettamente a ridosso della rapina.

Il bigliettino 

Nel corso di un controllo è stato inoltre trovato un bigliettino con annotati alcuni numeri di telefono fissi e cellulari Nokia senza connessione Internet, utilizzati dai componenti del gruppo per comunicare in modo riservato e non tracciabile. 

Il supporto logistico

Il più anziano del gruppo, Antonio Moni, da anni residente nell’entroterra pisano, avrebbe fornito supporto logistico, permettendo loro di occultare le due Volvo, fornendo altresì rifugio la notte successiva all’assalto dei furgoni portavalori e impegnandosi per nascondere, dandole fuoco, le tracce del reato.

Gli errori

Secondo gli investigatori la banda, con il fiato sul collo dei carabinieri, si sarebbe sentita braccata e avrebbe commesso degli errori. Il più grave quello di rientrare in Sardegna nei giorni immediatamente successivi all’assalto: in questo modo il gruppo ha lasciato traccia degli spostamenti sia all’andata sia quando sono rientrati a casa.

Banda pericolosa

La Procura di Livorno ha evidenziato la pericolosità del gruppo, in possesso di armi ed esplosivi in quantità e di diversa tipologia. La non comune capacità organizzativa «con la quale sono stati pianificati nel tempo i delitti (mediante viaggi, sopralluoghi, noleggio di veicoli, reperimento di ulteriori veicoli sottratti a terzi e di armi). La personalità di alcuni indagati con precedenti penali specifici per detenzioni illegali di armi, esplosivi e rapine.
 

Indagine all’antica, assalto tracotante

il procuratore capo di Livorno Maurizio Agnello ha detto: «Le immagini girate dai cittadini e che hanno avuto un notevole risalto mediatico sono state il primo step di una indagine rapidissima – ha detto Agnello – ed è una indagine quasi all’antica, in cui le intercettazioni hanno avuto una importanza marginale, non che non siano utili per questo tipo di attività. Ma a partire dai quei video consegnati dai privati ai carabinieri si è sviluppata l’attività con perquisizioni, esame dei tabulati, esame di videoriprese fatte in altre ambiente che ci hanno consentito di ricostruire in maniera certosina la dinamica dell’evento, ma soprattutto l’attività preparatoria all’assalto, fatto in maniera, consentitemi di dire, eclatante, tracotante. Perché si è fermata una intera strada statale, dato fuoco a due furgoni blindati, esplosi diversi colpi di armi da guerra. L’esame dell’audio in cui si sentiva che si trattava di persone sarde dalla forte cadenza».

I numeri dell’Operazione Drago

Su ordine dalla Procura della Repubblica di Livorno, i Carabinieri del Comando Provinciale di Livorno, coadiuvati dai Reparti dell’Arma territoriale competenti, nonché da R.O.S., GIS – Gruppo Intervento Speciale, 1° Reggimento Paracadutisti “Tuscania”, Squadroni Eliportati “Cacciatori Sardegna e Sicilia”, SOS dei Battaglioni Toscana e Sardegna, Nuclei Elicotteri di Pisa ed Elmas, Nucleo Cinofili di Firenze, per un totale di oltre 300 Carabinieri, hanno dato esecuzione alle 11 ordinanze cautelari nelle province di Nuoro, Pisa e Bologna. 

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