Ciclone Cleopatra, tutti assolti. La testimonianza dell’ex comandante della Forestale: «Un calvario, ma ho sempre creduto nella legge»
Gavino Diana ricorda quelle ore tragiche: «Abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere»
Nuoro «Sono contento soprattutto per il personale che ha lavorato con me in quei giorni, e che poi è stato chiamato in causa in modo ingiusto. Oggi possiamo dire che la giustizia ha riconosciuto la verità: durante il ciclone Cleopatra abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere e seguito le regole. Io, da ex servitore dello Stato, mi sono difeso nel processo, non dal processo, e alla fine ho vinto. Errori nell’inchiesta? Chi li ha fatti se la vedrà con la sua coscienza: dico solo questo».
Gavino Diana, nei momenti complicatissimi del ciclone che il 18 novembre del 2013 si era abbattuto sul Nuorese e sulla Baronia, era il comandante provinciale del corpo forestale. E di quelle ore ricorda tutto come se fosse oggi. Lo aveva raccontato, diverse udienze fa, anche nel corso del processo: il telefonino che trillava in continuazione, le comunicazioni costanti con le sue pattuglie sparse nel territorio dopo l’allerta meteo arrivata dalla sera prima, la colonna mobile rinforzata, l’unità di crisi in Prefettura.
E soprattutto, ancora oggi, ricorda i gesti generosi di tanti uomini e donne del Corpo che, sottolinea, ha sempre servito con orgoglio e nel rispetto delle regole. Sarà per questo che ieri pomeriggio, dopo aver sentito il giudice Elena Meloni pronunciare il termine “assoluzione” per tutti i 59 imputati del maxi processo alluvione, l’ex numero 1 della Forestale sul territorio ha pensato che in fondo, quantomeno alla fine, giustizia era stata fatta.
«Ma a dire la verità – precisa– sin dall’inizio delle udienze ero sicuro che qualcuno avrebbe riconosciuto la correttezza del mio operato. Ero fiducioso e ho sempre creduto nella giustizia, nonostante tutto. Per questo ho deciso di seguire il processo, sono stato presente, ho risposto e ascoltato tutti. Sono contento che alla fine sia stata riconosciuta la bontà e correttezza del mio e del nostro operato. Perché anche in quei momenti abbiamo dato il meglio del meglio». «Alla lettura della sentenza – spiega Diana – ho pensato solo per un attimo agli anni buttati in udienza, perché anche se ho sempre creduto nella giustizia, è innegabile che sia stato un calvario. Chi a suo tempo aveva imbastito tutto, chi ha formulato le accuse adesso se la vedrà con la sua coscienza».
«Alla fine – commenta l’avvocato di Diana, Guido Manca Bitti – la verità è emersa e tante persone che avevano svolto con sacrificio e attenzione il proprio lavoro hanno visto riconosciuta la correttezza della loro condotta».