Si sente male, la guardia medica è chiusa: muore 46enne
Aritzo, l’uomo era appena uscito da un bar di fronte a un ambulatorio quando è stato colpito da un infarto. La polemica: in Barbagia non sono garantiti i servizi salvavita
Aritzo Nanni Mereu se n’è andato in pochi minuti a causa di un infarto. L’autotrasportatore 46enne di Aritzo è morto venerdì 3 ottobre dopo aver trascorso la serata con gli amici in un locale del paese. Era appena salito sul suo furgone quando un malore fulminante non gli ha lasciato scampo. È stato il titolare del bar a intervenire dopo aver sentito il rumore continuo di un mezzo accelerato che proveniva dall’esterno. Nanni Mereu era al volante privo di sensi. Ha capito che la situazione era gravissima e ha chiesto aiuto. Gli amici lo hanno disteso sull’asfalto e hanno cercato di rianimarlo in attesa dell’arrivo dei soccorsi. A due passi da loro, l’ambulatorio della guardia medica che quel giorno, però, era chiuso. Il servizi previsto in calendario, era stato sospeso ed era stato comunicato al Comune che aveva poi affisso la nota sulla porta dello studio. In caso di necessità i cittadini si sarebbero dovuti rivolgere al 118, per le urgenze, oppure al punto di guardia più vicino (Desulo o Tonara).
L’ambulanza di Aritzo è giunta in pochi minuti e il personale ha prestato i primi soccorsi. Mezz’ora dopo da Sorgono è arrivata la Mike, la medicalizzata ma con a bordo soltanto infermieri, che hanno tentato invano, per 50 minuti, di rianimare l’uomo. Per Nanni Mereu non c’è stato nulla da fare. Il corpo senza vita del 46enne è stato poi trasportato al San Camillo di Sorgono per la constatazione del decesso. Una morte che ha commosso l'intera comunità: l’uomo era un punto di riferimento di tante persone, in particolari degli anziani del paese che lo chiamavano per sintonizzare le tv o cambiare una lampadina. Una storia triste che mette ancora una volta in risalto le difficoltà di un sistema sanitario al collasso per carenza di risorse umane.
«Questa dolorosa vicenda mette in evidenza elementi oggettivi che giocano a sfavore della Asl – tuona Bachisio Cadau, portavoce del comitato Sos Sanità Barbagia Mandrolisai –. Passi pure l’elicottero notturno che non c’è, ma se due giorni fa ci fosse stata la guardia medica con il defibrillatore, forse sarebbe potuto servire a qualcosa. Non c’era neppure il medico sull’ambulanza. Un’assurdità. E allora – aggiunge Cadau – perché, di fronte a tanta emergenza sono stati mandati via anche i medici cubani? In Barbagia, anche solo uno in più, in questo momento, varrebbe oro».
Anche il vicesindaco di Aritzo, Gianluca Moro, si sofferma con amarezza sulle difficoltà che da tempo occorre affrontare in un territorio come questo, dimenticato da tutti. «Morire a questa età lascia l’amaro in bocca. Non è detto che la presenza del medico, in questo caso, avrebbe potuto cambiare le cose, ma è giusto che il diritto alla salute venga garantito sempre e a tutti. Non avere personale sanitario non può diventare la normalità».
Dispiacere e preoccupazione sono i sentimenti espressi dal comitato “Allerta in Barbagia”. «La verità – scrive Pina Cui – e che qui siamo terra di nessuno. Da anni ci battiamo segnalando criticità che riteniamo gravi e persistenti, ma dalle istituzioni non è arrivato nulla. Carenza cronica del personale sanitario, insufficienza dei presidi territoriali e restrizioni operative dell’elisoccorso, a nostro avviso, non sono frutto del caso, ma di scelte gestionali che evidentemente non mettono la salute pubblica al centro delle priorità. Riteniamo che sia indispensabile affrontare con urgenza e responsabilità i problemi della sanità in Barbagia. I cittadini hanno diritto a servizi adeguati e tempestivi, indipendentemente dal luogo in cui risiedono. Non possiamo restare in silenzio mentre il sistema mostra segni di profonda sofferenza».
Il gruppo venerdì organizzerà una fiaccolata ad Aritzo. Anche i consiglieri provinciali di centrodestra Pierluigi Saiu, Giampaolo Corda e Giorgio Fresu chiedono la convocazione di un consiglio provinciale straordinario, alla presenza della presidente della Regione, dei sindaci e degli altri rappresentanti istituzionali del territorio. «Il tragico episodio accaduto ad Aritzo, arriva a pochi giorni dalla morte di un medico di base a Dorgali. Due eventi drammatici che raccontano, più di qualsiasi analisi, la crisi profonda del sistema sanitario in provincia di Nuoro. Le difficoltà non sono iniziate oggi – scrivono – ma negli ultimi tempi c’è stato un declino inesorabile dei servizi nei territori che ne hanno più bisogno, un peggioramento rispetto al quale non si può e non si deve rimanere indifferenti. Per la sanità nuorese non si vedono misure di rilancio. Non ci sono interventi che garantiscano un miglioramento reale dei servizi. Il provvedimento legislativo più importante approvato in questa legislatura regionale è stata una leggina, impugnata di fronte alla corte costituzionale, per sostituire i manager in carica con commissari più vicini al governo regionale. Troppo poco. Le priorità della politica regionale non possono essere le poltrone delle aziende sanitarie. La situazione di medici di base e pediatri di libera scelta è drammatica – aggiungono Saiu, Corda e Fresu –. Migliaia di cittadini sono privi dell’assistenza sanitaria di base. Per non parlare dell’aumento percentuale dei sardi che rinunciano alle cure o delle interminabili liste d’attesa. Chiediamo quindi che la Provincia svolga un ruolo di coordinamento tra le comunità e le istituzioni, vogliamo che, insieme ai cittadini e agli amministratori, venga avviato un confronto che porti a interventi immediati e a misure efficaci». Ieri tutta Aritzo si è stretta attorno alla famiglia di Nanni Mereu per l’ultimo saluto.