Il nuorese Domenico Canu tra le “Matite d’oro del Mediterraneo”: premiata la sua chiesetta campestre
L’architetto ha ottenuto l’ambito riconoscimento insieme ai progettisti di moschee, sinagoghe, canoniche e villaggi parrocchiali
Nuoro Adesso è ufficiale. L’architetto Domenico Canu entra nello speciale elenco delle “Matite d’oro del Mediterraneo”. Lo ha stabilito la commissione dell’omonimo premio internazionale di settore promosso dall’ordine nazionale degli architetti in collaborazione con il Cnappc e con la fondazione Architetti del Mediterraneo di Agrigento. Un riconoscimento «del tutto inaspettato» per il professionista e pittore nuorese che, sul palco di Agrigento, ha ritirato la menzione speciale assegnatagli per il progetto disegnato per la realizzazione della chiesetta campestre della Madonna del Buon pastore, nella tanca de Su vacchile mannu immersa tra i lecci plurisecolari del salto di Sa Serra.
Il premio La menzione assegnata a Domenico Canu diventa ancora più speciale quando, scorrendo la classifica del premio internazionale, si scopre che le linee semplici che caratterizzano il tempietto de Su vacchile mannu si sono inserite, per stile e bellezza, tra i progetti di sinagoghe e moschee realizzate in Egitto e in altre aree geografiche tra le più suggestive del mar Mediterraneo. Il primo premio, ad esempio, è andato a Gianluca Paluffo con il progetto della moschea realizzata a Sokhna (Egitto). Secondo e terzo a Massimo Basile e Alberto Cusumano, rispettivamente per una canonica di Reggiolo e un villaggio parrocchiale realizzato ad Agrigento. Il senso del premio era proprio questo. Alimentare il confronto culturale nei territori, proponendo come linguaggio di scambio quello architettonico, con l’obbiettivo di superare le divergenze politiche e religiose.
Il protagonista «Ho partecipato al concorso per un confronto con opere simili seppur con caratteristiche, requisiti e spiritualità diversi – commenta Domenico Canu –. È stata una soddisfazione inaspettata quella di ricevere l’invito per una premiazione al teatro Pirandello di Agrigento, ma ancora maggiore quella di trovare il progetto della piccola chiesa di campagna, in mezzo a progetti con maggiore sostanza volumetrica. Mi ha riportato ai quattro anni in cui sul terreno donato da Paolo Farina è stata eretta la chiesa della Madonna del Buon pastore. Ciò è stato possibile grazie all’impegno e all’energia di decine di volontari che hanno trasformato il disegno su carta in realtà». «Al convegno che ha preceduto la premiazione l’architetto Mario Cucinella ha parlato di “empatia creativa” che insieme definiscono il concetto di sostenibilità. Empatia mostrata verso la natura e creazione con materiali naturali del luogo grazie alla maestria e ai saperi tradizionali di chi l’ha costruita. Nel progetto – conclude il professionista di Nuoro – volevo semplicità ed essenzialità e ciò è stato riconosciuto da tutta la giuria».
La storia La storia relativamente recente della chiesetta e dei riti connessi alla Madonna del Buon pastore, è collegata direttamente a fatti e personaggi che, ognuno a suo modo, hanno fatto la storia della città sia dal punto di vista religioso che culturale. Tutto ha inizio nel 1992, quando Paolo Farina e la moglie Dina Montesu, decidono di donare due ettari del loro tancato per costruirvi una chiesa. L’edificio liturgico fu progettato da Gian Paolo Mele Corriga, intellettuale, amministratore civico e storico direttore del Coro di Nuoro, insieme all’architetto a pittore Domenico Canu. Ma fu l’allora vescovo, monsignor Giovanni Melis, a dare il suo benestare per la costruzione e a conferire la denominazione di Madonna del Buon pastore. Per la posa della prima pietra, bisognerà attendere il 24 ottobre del 1993, quando l’evento fu accolto dalla presenza dell’allora nuovo vescovo, monsignor Pietro Meloni e di monsignor Salvatore Floris.
