La Nuova Sardegna

Nuoro

L’impresa

Trent’anni di moda made in Nùgoro. «Ago e forbici vincono sempre»

di Luciano Piras

	Il direttore dell'Imi, Giuseppe Pinu, e la direttrice artistica, Lucia Cherchi (al centro), con un gruppo di allieve della Fashion school
Il direttore dell'Imi, Giuseppe Pinu, e la direttrice artistica, Lucia Cherchi (al centro), con un gruppo di allieve della Fashion school

Sartoria e fashion design dalla Barbagia alla Lombardia, l’Imi di via Lamarmora apre anche a Milano

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Nuoro «Una cosa è certa: ago e forbici vincono sempre». Trent’anni dopo, è ancora la manualità a dettare legge. Nonostante i cambiamenti epocali, nonostante il trionfo digitale, nonostante i social, i pilastri fondanti di moda e sartoria restano quelli: taglia, cuci e tanta, tanta creatività. «Saper fare il taglio su misura e la confezione manuale, significa avere una formazione totale, completa». Giuseppe Pinu cita Giorgio Armani, il grande stilista morto lo scorso 5 settembre. «Questo non vuol dire che dobbiamo fermare il tempo. Piuttosto dobbiamo saper combinare e dosare bene tradizione e innovazione, pratica e teoria, bottega e media marketing» spiega Pinu. Spilli, spagnolette, metro, ditale, gessetti, ma anche Cad, 3D, laser. Questo succede all’Imi, Istituto moda immagine, la Fashion School Nuoro di via Lamarmora, da trent’anni, appunto, al servizio delle generazioni future di stilisti e designer, di sarti professionali e modellisti.

Una scommessa lanciata nel 1995 sotto le insegne Pinu, lo storico marchio di famiglia che fin dal 1954 ha aperto bottega in città, dopo l’esperienza maturata in Francia del tagliatore pioniere Aurelio, padre di Giuseppe e di Nicolò, i fratelli della Sartoria Pinu, loro che hanno preso le redini dell’azienda, oggi in una palazzina british di via Ballero, 70 anni di arte made in Nùgoro, di capi su misura, abbigliamento da uomo, velluto, cerimonia, camiceria, calzature e accessori. Da una parte il laboratorio e il negozio, dall’altra la scuola. Una scuola di moda nel cuore della Barbagia, che resiste e cresce di anno in anno. E tiene fede, sempre e comunque, a Nuoro, nonostante le offerte che arrivano numerose da Oltretirreno.

«È una questione di cuore» confessa Giuseppe Pinu. «Forse la qualità della vita? Impagabile nella nostra Sardegna. Con l’aggiunta che oggi, sì, oggi possiamo viaggiare quanto vogliamo» sottolinea davanti alla moglie, Lucia Cherchi, direttrice artistica nonché insegnante di Fashion design. La sarta selezionata dall’Isre, l’Istituto superiore regionale etnografico, per ricostruire l’abito da sposa di Grazia Deledda, di cui tanto si è parlato. «Possiamo e vogliamo fare i pendolari» conferma Cherchi. Dall’Imi di Nuoro alle passerelle di Milano il volo è breve. Trent’anni fa non era così semplice, del resto allora la pubblicità bisognava farla sulle Pagine Gialle! Preistoria...

Così la scuola dei Pinu, dopo anni di intenso lavoro e rapporti a vasto raggio, ha deciso di aprire nella capitale della moda un pied-à-terre, in piazzale Loretto, uno spazio in coworking (in collaborazione con la HobbyCeram, l’Istituto internazionale di arti decorative) dove il direttore della scuola nuorese tiene le sue lezioni e masterclass di nicchia sull’alta sartorialità. L’esordio è stato davvero promettente: «Un sarto è venuto da Grenoble, uno da Bari, che poi è un sarto di Casablanca, bravissimo, è arrivata anche un’insegnante di Pisa, un ragazzo sardo, persino un modellista di Ermenegildo Zegna» elenca con orgoglio Giuseppe Pinu. Sempre pronto a fare la spola tra l’isola e il “Continente” quando si tratta di portare i propri allievi a fare esperienze internazionali, sfilate, concorsi, esposizioni, workshop. Anche perché la Fashion School Nuoro collabora da sempre con l’Istituto di moda Burgo, tra le massime accademie di alta sartoria, con un proprio metodo senza frontiere di modellismo.

«Il percorso individuale è molto soggettivo» spiega ancora il direttore della scuola di via Lamarmora. Le iscrizioni sono aperte tutto l’anno proprio perché le lezioni sono fatte su misura, esattamente come i vestiti sartoriali. Nuoro accoglie studenti, e soprattutto studentesse, che arrivano da Tempio come pure da Terralba, dal Cagliaritano, da Senorbì come da Cala Gonone. Fondamentale, all’Imi, la collaborazione con la sarta nuorese ex allieva di quasi 30 anni fa, Maria Grazia Onali, «una professionista molto brava che ci assiste in classe». «Quando gli studenti finiscono la formazione, ognuno di loro apre un atelier, lavora comunque nel settore, creano sinergie. Le aziende sono molto selettive sul personale da assumere. Se tu vuoi lavorare come modellista, devi avere una formazione da modellista. Per noi – chiude Giuseppe Pinu –, il risultato più grande lo raggiungiamo quando vediamo i nostri allievi che marciano da soli, in autonomia, forti del loro sapere manuale da un lato e concettuale dall’altro».


L’arte manuale ai tempi del taglio laser e del 3D

Tradizione, tanta tradizione, ma anche innovazione e sperimentazione. A segnare i due binari dell’Imi, l’Istituto moda immagine di via Lamarmora, bastano due dati esemplari: un libro e un laboratorio. Il libro: “Taglio sartoriale maschile” di Giuseppe Pinu, classe 1973, direttore della scuola nuorese. Nato inizialmente come quaderno di appunti, è diventato un vero e proprio manuale, un trattato sull’arte del taglio su misura, sartoria pura. Una “piccola Bibbia” del settore, che da qualche anno a questa parte si fa strada persino in quel di Milano, in via Palestrina magari, dove Pinu incontra i professionisti della moda italiana e internazionale. La manualità, dunque, elemento primario, vitale. «La nostra scuola – conferma il prof barbaricino – ha come obiettivo formare classi di giovani neodiplomati e accompagnarli verso uno sviluppo del prodotto orientato alla sartorialità da bottega, così che anche le aziende possano usufruire di quei valori che vanno ricercando e che oggi non trovano, a causa del gap artigianale che si è creato in questi anni». Una sfida nella sfida, da combinare con l’altro binario che porta al futuro: l’innovazione, la sperimentazione. L’esempio arriva dal “ laboratorio sartoriale digitale” che vede protagonista Paola Saturnino, di Selargius. «Paola è una sarta modellista, con lei è nata una bella collaborazione, entusiasmante» sottolinea Lucia Cherchi, la direttrice artistica dell’Imi. «Anche Paola ha lanciato una scommessa» aggiunge Giuseppe Pinu. Saturnino ha una sua azienda a Cagliari, a Nuoro tiene un laboratorio sulla digitalizzazione del cartamodello, lo sviluppo delle taglie, la vestizione 3D, la creazione dei prototipi. «Compreso il taglio laser dell’abito. Una concezione futuristica dell’arte sartoriale» va avanti Pinu. Un disegno del genere, fino a qualche anno fa era pensabile soltanto per l’industria. «Lei, Paola, questa frontiera l’ha portata invece al servizio dei laboratori. Questa ragazza, tra l’altro si è innamorata della nostra scuola, e noi del suo laboratorio. Così il cartamodello creato dagli allievi, con le loro idee, viene digitalizzato. Perfetto per le cuciture». Ecco: trent’anni dopo, l’Imi è capace anche di queste sinergia artigianali.

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