Camorra, Carmine Zagaria fermato a Olbia appena sbarcato dalla nave
Gianni Bazzoni
E' tra la Sardegna e il Casertano che sono stati arrestati il fratello e il papà del super latitante Michele Zagaria. Carmine Zagaria, fratello del boss da anni ricercato insieme ad Antonio Iovine, è stato arrestato ad Olbia dagli agenti della squadra mobile di Napoli e di Sassari
4 MINUTI DI LETTURA
OLBIA. Quando gli agenti della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile della questura di Sassari e del commissariato di Olbia l’hanno bloccato, era appena sceso dal traghetto Tirrenia proveniente da Civitavecchia. Viaggio in Sardegna con finale non previsto per Carmine Zagaria, 42 anni, fratello del superlatitante Michele, uno degli ultimi padrini dei Casalesi ancora in libertà. Ora è in carcere a Tempio. Ufficialmente l’imprenditore doveva raggiungere Nuoro per fare visita, nel carcere di Badu ’e Carros, al fratello Pasquale Zagaria, conosciuto con il soprannome di "Bin Laden", un appellativo dovuto alla sua specialità nello scomparire nel nulla, almeno fino a qualche anno fa, quando è stato arrestato.
Carmine Zagaria, in effetti, viaggiava in compagnia della cognata e dei figli del fratello detenuto. Una trasferta in Sardegna a ridosso delle festività pasquali, anche se «strana» per gli investigatori. Non solo per la tappa a Olbia (il centro gallurese è sotto la lente della Direzione distrettuale antimafia per una serie di movimenti che hanno portato all’emissione di provvedimenti significativi) ma anche perchè avviene a poche ore dal clamoroso blitz su tutto il territorio nazionale caratterizzato da una quindicina di arresti e beni sequestrati dalla Guardia di finanza per circa 30 milioni di euro.
E Carmine Zagaria era uno della lista. L’operazione anticamorra partita da Napoli e condotta dagli agenti della squadra mobile della questura partenopea, dai carabinieri del Ros con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, ha riguardato affiliati e imprenditori riferibili al clan dei Casalesi-Zagaria, responsabili dei reati di stampo mafioso e estorsione. In manette è finito anche l’anziano padre di Michele Zagaria, Nicola di 83 anni, che proprio per via dell’età avanzata ha beneficiato della detenzione domiciliare. Il blitz è scattato quando Carmine Zagaria era ancora negli uffici del commissariato di Olbia per quello che, inizialmente, è stato presentato come un normale controllo. Solo dopo gli è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare.
Non ci sono indiscrezioni su possibili collegamenti tra l’arrestato a Olbia e altri personaggi nell’isola, anche se una discreta rete di controlli è attiva ormai da tempo proprio per monitorare le infiltrazioni della malavita organizzata in ambiti specifici della zona gallurese. La maxi operazione anti-camorra, però, ha come obiettivo principale quello di fare terra bruciata attorno al superboss Michele Zagaria. L’arresto dei familiari più stretti sembra una conferma indiretta del fatto che - come sostengono gli inquirenti - il padrino non si è mai allontanato dal suo territorio, dove può contare su coperture importanti e altamente affidabili. Il capo operativo del "cartello" dei casalesi è considerato il numero uno, il latitante più pericoloso d’Italia dopo l’arresto di Bernardo Provenzano.
E proprio di Michele "Capastorta" Zagaria, ha parlato ieri anche il procuratore nazionale antimafia Piero Grosso in riferimento all’operazione eseguita da polizia, carabinieri e Guardia di finanza. "Ci sono molti elementi che mi ricordano l’inabissamento di Provenzano in quel periodo - ha detto Grosso - e molte analogie con i fenomeni palermitani e casertani". Invisibile ma presente, Zagaria può contare su una rete di rapporti che cambia a seconda delle esigenze. Il boss usa la tecnologia con disinvoltura.
Nel corso della conferenza stampa tenuta ieri in procura a Napoli, gli investigatori hanno sottolineato come i familiari del superlatitante disponessero di moderne apparecchiature per rilevare la presenza di cimici e disturbare le intercettazioni. Strumento che - è scritto nel comunicato a firma del procuratore Giovandomenico Lepore - sono ben più costosi e all’avanguardia di quelli in dotazione alle forze di polizia. Le ordinanze eseguite ieri sono state emesse dal gip Tullio Morello su richiesta dei pm Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio e Catello Maresca della Dda.
Tra i beni sequestrati figurano due aziende per la produzione di calcestruzzo (attività fondamentale per i Casalesi), una società immobiliare, due aziende agricole per allevamento delle bufale (tutte nel Casertano), e poi conti correnti a Roma, Torino, Siena, Ferrara, Modena e Milano. L’unico arrestato in "trasferta" è Carmine Zagaria. Gli inquirenti non hanno rivelato particolari sul suo viaggio in Sardegna, anche se non sottovalutano l’importanza del colloquio con il fratello in carcere in un momento così critico per la forte pressione da parte delle forze dell’ordine.
Carmine Zagaria, in effetti, viaggiava in compagnia della cognata e dei figli del fratello detenuto. Una trasferta in Sardegna a ridosso delle festività pasquali, anche se «strana» per gli investigatori. Non solo per la tappa a Olbia (il centro gallurese è sotto la lente della Direzione distrettuale antimafia per una serie di movimenti che hanno portato all’emissione di provvedimenti significativi) ma anche perchè avviene a poche ore dal clamoroso blitz su tutto il territorio nazionale caratterizzato da una quindicina di arresti e beni sequestrati dalla Guardia di finanza per circa 30 milioni di euro.
E Carmine Zagaria era uno della lista. L’operazione anticamorra partita da Napoli e condotta dagli agenti della squadra mobile della questura partenopea, dai carabinieri del Ros con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, ha riguardato affiliati e imprenditori riferibili al clan dei Casalesi-Zagaria, responsabili dei reati di stampo mafioso e estorsione. In manette è finito anche l’anziano padre di Michele Zagaria, Nicola di 83 anni, che proprio per via dell’età avanzata ha beneficiato della detenzione domiciliare. Il blitz è scattato quando Carmine Zagaria era ancora negli uffici del commissariato di Olbia per quello che, inizialmente, è stato presentato come un normale controllo. Solo dopo gli è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare.
Non ci sono indiscrezioni su possibili collegamenti tra l’arrestato a Olbia e altri personaggi nell’isola, anche se una discreta rete di controlli è attiva ormai da tempo proprio per monitorare le infiltrazioni della malavita organizzata in ambiti specifici della zona gallurese. La maxi operazione anti-camorra, però, ha come obiettivo principale quello di fare terra bruciata attorno al superboss Michele Zagaria. L’arresto dei familiari più stretti sembra una conferma indiretta del fatto che - come sostengono gli inquirenti - il padrino non si è mai allontanato dal suo territorio, dove può contare su coperture importanti e altamente affidabili. Il capo operativo del "cartello" dei casalesi è considerato il numero uno, il latitante più pericoloso d’Italia dopo l’arresto di Bernardo Provenzano.
E proprio di Michele "Capastorta" Zagaria, ha parlato ieri anche il procuratore nazionale antimafia Piero Grosso in riferimento all’operazione eseguita da polizia, carabinieri e Guardia di finanza. "Ci sono molti elementi che mi ricordano l’inabissamento di Provenzano in quel periodo - ha detto Grosso - e molte analogie con i fenomeni palermitani e casertani". Invisibile ma presente, Zagaria può contare su una rete di rapporti che cambia a seconda delle esigenze. Il boss usa la tecnologia con disinvoltura.
Nel corso della conferenza stampa tenuta ieri in procura a Napoli, gli investigatori hanno sottolineato come i familiari del superlatitante disponessero di moderne apparecchiature per rilevare la presenza di cimici e disturbare le intercettazioni. Strumento che - è scritto nel comunicato a firma del procuratore Giovandomenico Lepore - sono ben più costosi e all’avanguardia di quelli in dotazione alle forze di polizia. Le ordinanze eseguite ieri sono state emesse dal gip Tullio Morello su richiesta dei pm Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio e Catello Maresca della Dda.
Tra i beni sequestrati figurano due aziende per la produzione di calcestruzzo (attività fondamentale per i Casalesi), una società immobiliare, due aziende agricole per allevamento delle bufale (tutte nel Casertano), e poi conti correnti a Roma, Torino, Siena, Ferrara, Modena e Milano. L’unico arrestato in "trasferta" è Carmine Zagaria. Gli inquirenti non hanno rivelato particolari sul suo viaggio in Sardegna, anche se non sottovalutano l’importanza del colloquio con il fratello in carcere in un momento così critico per la forte pressione da parte delle forze dell’ordine.
