La Nuova Sardegna

Olbia

Nautica alla deriva, calo del 30 per cento

di Luca Rojch
Nautica alla deriva, calo del 30 per cento

Cantieri in forte affanno, nel 2012 crollano fatturati e commesse con i proprietari delle imbarcazioni in fuga

11 aprile 2012
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OLBIA. I capitani coraggiosi vanno alla deriva, travolti dalla tempesta della crisi. La nautica vive il suo anno nero. Le oltre 700 imprese incastonate come stelle luccicanti nel territorio si spengono una dopo l'altra. Commesse e fatturato calano del 30 per cento. Mancano le richieste e l’effetto della crisi affonda anche la nautica.

E anche uno dei motori della Gallura che produce ora tossisce, fatica sotto i colpi della grande fuga dei capitali. «Tutte le aziende legate a questo mondo hanno dovuto ridurre il personale per restare in piedi – spiega il segretario della Cna Gallura Massimo Bonacossa –. C’è una forte sofferenza economica che porta a una contrazione anche in questo settore. È chiaro che le prime spese a venire tagliate sono quelle non indispensabili come la barca. E le dimensioni del nostro settore della cantieristica ci portano ad avere un tipo di cliente che ha una imbarcazione di piccole o medie dimensioni. Le più colpite dalla crisi. Mi preoccupa anche il futuro, perché le prospettive sembrano essere negative anche per il prossimo anno. Serve una risposta forte che deve essere coordinata. Dobbiamo puntare sulla qualità, solo in questo modo riusciremo a uscire da questa situazione. Molti clienti che fino allo scorso anno lasciavano la loro imbarcazione in Sardegna sono scomparsi. La risposta non può essere una guerra al ribasso, ma l’elevazione dei servizi». Un settore che si presenta ancora di difficile comprensione. Frazionato in mille isole e difficile da censire. Come dimostrano anche i dati della Cna che da un anno porta avanti il progetto ambizioso di contare e catalogare tutte le imprese del territorio che sono legate alla nautica. «Ma l’analisi sul campo ha portato a risultati sorprendenti – spiega Marina Deledda, responsabile del progetto –. Le imprese censite alla Camera di commercio che erano legate in modo diretto o indiretto alla nautica erano oltre 760. I nostri rilevatori per ora ne hanno censito quasi 420. Il resto è un mosaico che può essere ricostruito solo con grande attenzione. Oltre 50 sono le imprese che hanno chiuso, 110 dovranno essere ricontattate, ma il dato di più difficile lettura sono le 160 aziende irreperibili. Una parte di questa non si riesce a contattarle. Indirizzi sbagliati, sedi inesistenti o disabitate. Nessun numero di telefono, tanto meno internet». Difficile pensare a un polo della nautica con queste premesse. La Cna cerca di fare da collante universale. Cerca di censire tutte le imprese per fare sistema. «Solo in questo modo si potrà riuscire a portare avanti la filiera – continua Deledda –. Molte imprese che in apparenza sembrano non avere rapporti con la nautica, in realtà sono una fetta importante del suo indotto perché vivono di commissioni di imprese della nautica. Il nostro lavoro è mettere in rete queste persone e le loro professionalità». Il censimento, che viene portato avanti grazie ad alcuni giovani laureati in Economia del turismo, serve a mettere ordine in un settore fino a oggi cresciuto in modo disordinato e tumultuoso. «La crisi ha ora rallentato una corsa che sembrava inarrestabile – spiega Bonacossa –. Ma noi non possiamo perdere questo patrimonio. Al contrario deve essere valorizzato. Anche per questo siamo in prima fila nella creazione di un polo formativo per i mestieri del mare, che dovrà nascere nell’ex Servizio escavazione porti. L’Autorità portuale e la Camera di commercio sostengono il progetto di cui la Cna è protagonista. Noi crediamo in modo particolare in questa iniziativa che ci consentirà di trasformare il mondo disordinato e confuso dei cantieri nautici in un polo di eccellenza e alta specializzazione. Saranno create quelle figure che il mercato cerca, non solo in Sardegna. L’obiettivo è creare super professionisti da esportare».

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