La Nuova Sardegna

Olbia

Magazzini dogana, scatta lo sfratto

di Alessandro Pirina
Magazzini dogana, scatta lo sfratto

Ieri Cristina Martina ha svuotato i locali. Una perdita per la cultura della città

13 marzo 2013
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OLBIA. Sul Molo Brin è calato il sipario. Ieri Cristina Martina, con Lucia Nigro, ha smantellato tutto ciò che era stato realizzato in questi 4 anni per trasformare gli ex-magazzini doganali - che nel 2009, quando li prese in mano, erano poco più che un rudere – in un piccolo tempio degli eventi culturali. L'addio era nell’aria da qualche mese, ma è diventato definitivo solo quando la Martina ha ricevuto l’ordine di “sfratto” dall’Autorità portuale per l’inadempienza del Comune, che, non solo per 2 anni non ha versato i soldi del canone agli uffici della stazione marittima, ma non ha nemmeno fatto la richiesta per la proroga dell’affitto. Per il futuro l’Autorità portuale annuncia l’indizione di un bando, ma nulla si sa sui tempi. La sola certezza è che il Molo Brin resterà chiuso per tutta l’estate. E così Olbia, già alle prese con un museo che ha difficoltà a sentirsi tale, con un teatro che non trova uomini coraggiosi che lo prendano in gestione e con un borsellino che ha sempre meno soldi da investire nella cultura, va a perdere una delle sue poche isole felici in cui in questi anni hanno trovato spazio musica, teatro, libri, arte. Il battesimo avvenne nell’estate 2009 con la mostra delle macchine di Leonardo. Un’esposizione che aveva girato il mondo, che la Martina volle portare a Olbia, preferendola a Cagliari. Inizialmente l’avrebbe dovuta ospitare il museo, ma la struttura dell’isola Peddone non poteva fare bigliettazione. Fu a quel punto che si puntò sugli ex-magazzini doganali, che dopo Leonardo, divennero la miglior location per gli eventi culturali. Dalle mostre di artigiani e artisti alle presentazioni di libri, dai mercatini di Natale al salone degli sposi. Fino al concerto di Paolo Fresu e Amii Stewart, che ha coinciso con la sua fine.

Una fine che Cristina Martina ha cercato di scongiurare fino all’ultimo. In questi anni, infatti, l’Autorità portuale riceveva un affitto dal Comune, che poi lo dava alla Martina, ma senza nessuno scritto. A luglio l’amara scoperta: dal 2010 il Comune non pagava l’affitto. «Mi sono precipitata dal sindaco e mi ha detto che il patto di stabilità non lo permetteva più - racconta la Martina -. Ci sono rimasta di sasso, anche perché lo stesso Giovannelli pochi giorni prima aveva tagliato il nastro di un evento. A quel punto, ho cercato una soluzione alternativa, unendo più comuni, ma neanche così è stato possibile evitare la chiusura». Infatti, l’Autorità portuale non ha voluto sentire ragioni: o pagate i debiti del Comune o andate via. In attesa del bando. «In questa struttura ho speso 130mila euro. La mia esperienza finisce qui. Io non partecipo a nessun bando. Sarebbe folle che dopo avermi fatto smontare tutto - non mi hanno dato neanche la possibilità di lasciare tutta la roba in attesa del bando – io decidessi di rientrare in gioco. Questa si chiama mancanza di rispetto. E per quello che ho fatto in questi anni non credo di meritarla».

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