La Nuova Sardegna

Olbia

Le indagini dopo l’alluvione, doppia ispezione dei pm a Olbia

di Giampiero Cocco
Le indagini dopo l’alluvione, doppia ispezione dei pm a Olbia

Prima hanno visitato i luoghi in cui sono morte nove persone. Poi hanno sorvolato la città in elicottero. Scelti i superperiti. Nell’ufficio tecnico della Provincia di Sassari sono stati sequestrati i progetti della Olbia-Tempio, dove hanno trovato la morte tre persone a causa di una voragine
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26 novembre 2013
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OLBIA. Il primo e riservatissimo summit con gli investigatori che indagano sulla tragica alluvione di Olbia è stato presieduto, ieri, dal procuratore della Repubblica di Tempio Domenico Fiordalisi. Il quale, al termine di una intensa giornata dedicata ai sopralluoghi nelle zone in cui sono morte 13 persone, ha conferito a due cattedratici di Roma (un esperto in urbanistica e un docente di geologia) gli incarichi di effettuare tre superperizie.

Consulenti. A questi due periti si affiancheranno, nella giornata di oggi, i consulenti d’ufficio che saranno nominati dal titolare delle tre inchieste avviate dalla magistratura di Tempio, il sostituto procuratore della Repubblica Riccardo Rossi, il quale ha già individuato in due professionisti isolani i suoi periti. Il capo della Procura, poco dopo le otto del mattino di ieri, è entrato nella caserma del reparto territoriale dei carabinieri di Olbia dove lo attendevano il comandante provinciale e tutti gli uomini dell’Arma (il nucleo investigativo provinciale, che si avvale dei colleghi delle compagnie di Olbia e Tempio e dei diversi comandanti delle stazioni) impegnati nelle delicatissime indagini aperte per accertare le cause che hanno portato alla morte 13 persone nella sola Gallura.

Città di frontiera. Indagini che saranno indispensabili per comprendere come e dove si sia sbagliato – per colpa o dolo – nel consentire la crescita di una città attraversata da decine di canali, un centro urbano dove le case sono cresciute come funghi dall’oggi al domani e senza un programmato piano urbanistico. Una città di frontiera, l’ex Eldorato sardo che ha goduto, dagli anni Novanta in poi, di ben sedici piani di risanamento, gran parte dei quali ancora rimasti incompleti. Domenico Fiordalisi ha ascoltato, per oltre due ore, la sintesi che gli ufficiali di polizia giudiziaria gli hanno fatto nel ricostruire, ora dopo ora, quella infernale giornata,presentando al magistrato il fosco quadro di quanto è avvenuto, disgrazie umane comprese.

Sopralluoghi. Poco prima delle 11 Domenico Fiordalisi, accompagnato da uno stuolo di inquirenti e dai suoi due consulenti d’ufficio, ha cominciato i sopralluoghi nelle zone dove sono decedute le vittime dell’alluvione, dalle abitazioni al centro di Olbia alle campagne di Raica per finire, a pomeriggio inoltrato, sull’orlo del terrapieno franato sulla provinciale 38, la Olbia Tempio, che nel cedere si è portato via la vita di tre persone, mentre una quarta è rimasta gravemente ferita. Contemporaneamente gli agenti della polizia giudiziaria della polizia di Stato, guardia di finanza e del corpo forestale regionale si sono presentati in diversi uffici delle amministrazioni comunali di Olbia, Arzachena e della provincia di Sassari per acquisire la marea di documenti già richiesta a mezzo fax sin dalle ore immediatamente successive al disastro di lunedì scorso. Sono stati messi sotto sequestro i progetti relativi alla realizzazione della strada Olbia-Tempio, custoditi nell’ufficio tecnico della provincia di Sassari che, per colmo dell’ironia, non era ancora riuscita a “trasmettere” quelle carte alla ormai defunta provincia di Olbia-Tempio. Da quell’incartamento i magistrati trarranno spunto per capire come sia stata costruita, e su progetto di chi, quell’arteria sul fianco roccioso di Monte Pinu, sfruttando impluvi superati non con ponti ma con terrapieni e il tracciato di una vecchia mulattiera, azzerandone le quote con terra riportata. Ma i periti della Procura dovranno anche accertare (oltre alle responsabilità che stanno emergendo, almeno sotto il profilo dell’omissione di soccorso, in relazione alla morte del padre e del figlioletto di tre anni nelle campagne di Raica) perché l’ondata di piena ha colpito così duramente la città, provocando lutti tra la popolazione e crolli in strutture pubbliche e private. Il procuratore capo della Repubblica non ha rilasciato alcuna dichiarazione al termine dei sopralluoghi, mentre il collega Riccardo Rossi ha spiegato che, al momento, non ci sono «novità da comunicare sulle indagini. Proseguiamo con l’acquisizione di documenti, atti e quant’altro è indispensabile a fini di giustizia».

In elicottero. Le inchieste procedono speditamente, mentre sono attese le prime iscrizioni sul registro degli indagati. Domenico Fiordalisi dovrebbe recarsi questa mattina ad Arzachena per ispezionare di persona lo scantinato dove hanno perso la vita 4 brasiliani – padre, madre e due figli – mentre, per avere un quadro d’insieme, lo stesso magistrato e i periti nel pomeriggio di ieri hanno sorvolato a lungo la città e l’area circostante su un elicottero dei carabinieri.

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