Alluvione a Olbia, la Procura accelera: presto i primi indagati
Domenico Fiordalisi: «Faremo piena luce su quello che è successo». Tra le ipotesi di reato l’omicidio colposo plurimo e il disastro ambientale
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OLBIA. Il centro operativo delle tre indagini avviate sull’alluvione che ha causato 13 morti a Olbia e in Gallura e provocato danni che superano il mezzo miliardo di euro è stato costituito nella caserma dei carabinieri di Olbia. Nella Procura di Tempio, invece, i magistrati inquirenti stanno predisponendo gli atti per iscrivere i primi nomi sul registro degli indagati.
E le ipotesi di reato, pesantissime, vanno dall’omicidio plurimo colposo al disastro ambientale, passando per l’omissione di soccorso e il concorso in omicidio colposo. Nella caserma di viale degli Astronauti, sulla strada che porta all’aeroporto Costa Smeralda, da giorni si stanno accumulando i voluminosi dossier riguardanti i cedimenti strutturali della strada di Olbia-Tempio, quelli relativi alla concessione edilizia che ha consentito l’edificazione della scuola materna di Maria Rocca – dalle cui fondamenta zampilla ancora oggi d’acqua –, le relazioni tecniche, i progetti di realizzazione e di manutenzione dei cinque canali principali che attraversano la città, le planimetrie e la pianta urbanistica di Olbia.
Il sostituto procuratore della Repubblica Riccardo Rossi e il capo della Procura Domenico Fiordalisi hanno già disposto centinaia di acquisizioni, firmando decine di ordinanze di sequestro di documenti, filmati, video amatoriali in uffici pubblici, privati, amministrazioni comunali e provinciali.
«Si tratta di indagini complesse e delicate – ha spiegato ieri mattina il procuratore Fiordalisi –, avviate su accadimenti che hanno comportato la perdita di tante vite umane, sulle cui cause dobbiamo doverosamente fare piena luce. C’è inoltre da capire se ci sono responsabilità negli ingenti danni subìti dalla popolazione, dalla viabilità del territorio e in tutti i settori produttivi. Per questa serie di motivi è necessario acquisire documenti e studiarli, e ho affidato questo incarico a due cattedratici di fama nazionale. Al momento – ha concluso il capo della Procura – non c’è ancora nessun iscritto sul registro degli indagati».
I due periti, da lunedì mattina, accompagnati dai carabinieri, stanno procedendo alla “mappatura” delle zone dove si sono verificate le morti. Ieri il colonnello Nicola Lorenzon e il maggiore Gianfranco Ricci, che coordinano il lavoro degli investigatori dell’arma (una ventina tra sottufficiali e militari dei nuclei investigativi di Sassari, Tempio e Olbia) hanno inoltrato le prime relazioni ai magistrati inquirenti, per questa mattina è atteso un terzo sopralluogo del magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Riccardo Rossi, che affiderà a due docenti universitari isolani (un geologo e un urbanista) gli accertamenti peritali per stabilire le cause che hanno portato al crollo della strada provinciale Olbia-Tempio (3 morti), le cause del decesso della famiglia di immigrati di origini italo brasiliane di Arzachena (4 morti) e la ricostruzione idrogeologica dei canali che attraversano Olbia, (6 morti).
A questo proposito va detto che gli ispettori del corpo forestale guidati dal capo dell’ispettorato di Tempio Giancarlo Muntoni sono al lavoro per “ricostruire”, a posteriori, gli originali percorsi di molte vie d’acqua che attraversavano le campagne di Olbia prima che fossero invase dalle costruzioni abusive, poi sanate dalle diverse leggi nazionali e regionali. Alle prime verifiche mancherebbero due rigagnoli, uno dei quali sarebbe stato “inglobato” e sepolto sotto nella lottizzazione di Maria Rocca, l’area più colpita dall’alluvione. Zone di tutela integrale idrogeologica, per le quali non era possibile sanare alcun abuso, ma solo demolire.
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