La Nuova Sardegna

Olbia

Piano urbanistico pronto entro due anni

di Enrico Gaviano
Piano urbanistico pronto entro due anni

L’assessore Carlo Careddu: «La copianificazione e il confronto potrebbero aiutarci a rispettare il cronoprogramma»

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OLBIA. Dopo due tentativi falliti nel 1996 e nel 2004, tocca alla giunta guidata da Gianni Giovannelli provare a redigere e far approvare il piano urbanistico comunale di Olbia. Un progetto che fa parte del programma della coalizione che ha vinto le elezioni giusto tre anni fa. «Il passo compiuto l’altro giorno, l’approvazione delle linee guida del Puc da parte del consiglio comunale – dice l’assessore all’urbanistica Carlo Careddu, del Partito democratico – , rappresenta un importante passaggio in un lavoro che è già ben avviato».

La giunta ha in mente l’idea di riuscire a chiudere il cerchio entro l’inizio del 2016, cioè prima della fine della legislatura. «In totale – osserva ancora Careddu – servono circa 16 mesi. Ma noi, a parte le linee guida, ora approvate, abbiamo fatto già altre cose. Diciamo, insomma, che potrebbero essere necessario, conoscendo i tempi della politica, un anno e mezzo». Il piano di battaglia, insomma è già disegnato. Ora si tratta di mettersi a lavorare per raggiungere l’obiettivo.

L’importanza del Puc. Intanto il nuovo piano urbanistico nasce con vincoli ben precisi: deve essere adeguato al Piano paesaggistico regionale e al Piano di assetto idrogeologico. Ne consegue che, anche alla luce dell’alluvione del 18 novembre, la mitigazione del rischio idrogeologico con le scelte che verranno fatte nello sviluppo urbanistico, incideranno parecchio sulla sicurezza dei cittadini. In ogni caso, il Puc servirà alla città a mettere finalmente ordine e dare omogeneità nel campo urbanistico. A Olbia, infatti, al momento è in vigore un piano di fabbricazione vecchio di quasi trent’anni (1986). Con il Puc inoltre si dovrà, anche se con separati procedimenti, aggiornare e fare la revisione deisei piani particolareggiati, di 16 piani di risanamento e del piano dell’edilizia popolare.

Copianificazione. Copianificazione e condivisione sono le parole d’ordine del lavoro che porterà all’approvazione definitiva del Puc, che avverrà solo dopo la pubblicazione sul Buras, il bollettino ufficiale della Regione Sardegna. La copianificazione è un punto fondamentale del progetto di Giovannelli e Careddu, della giunta e della commissione urbanistica guidata da Giorgio Spano. «Abbiamo approvato un protocollo d’intesa con relativo cronoprogramma con la Regione Sardegna – sottolinea Careddu – . Il lavoro di redazione del Puc, man mano che verrà svolto, sarà oggetto di verifica negli incontri, pensiamo almeno due al mese, con i tecnici della Regione. Questo ci consentirà di verificare i vari passaggi, di intervenire e rielaborare le cose che debbono eventualmente essere corrette e concludere quindi il lavoro sul Puc che, dopo l’adozione del consiglio comunale, non rischi di essere rimandato indietro dalla Regione con conseguenti ulteriori perdite di tempo se non rischi di bocciatura integrale».

Altrettanto importante è il tavolo tecnico aperto sempre con la Regione per il Pai. Incontri del Comune con l’autorità di bacino e l’assessorato ai lavori pubblici. «C’è già un incarico al professor Mancini del Politecnico di Milano – dice Careddu – di studiare palmo a palmo il territorio. Poi dovranno arrivare anche i finanziamenti per sostenere le opere che serviranno a mitigare il rischio idrogeologico».

Condivisione. Di pari passo con la copianificazione, c’è la condivisione. «Il metodo previsto – dice Careddu – è il dibattito in città e sul territorio. Non possiamo certo ergerci ad amministrazione che non ascolta nessuno. Dunque dobbiamo incontrare associazioni, comitati di quartiere, imprese, sindacati, insomma tutti i portatori d’interesse. Del resto il piano urbanistico è un progetto di sviluppo socio economico. Giusto condividere e raccogliere idee e suggerimenti. Inizieremo presto gli incontri, pensiamo dalla frazione di Rudalza. In tutto immagino una ventina di incontri tematici».

Obiettivi. Anche sulla base delle indicazioni del Ppr e in base alla realtà di un territorio in cui c’è stato per decenni una crescita disordinata, i principali obiettivi riguardano le strategie di sviluppo sostenibile, il controllo del consumo del territorio, la salvaguardia dei territori extraurbani, il potenziamento e riorganizzazione del sistema turistico e il rafforzamento delle reti infrastrutturali dei servizi a supporto della vita sociale. «Il territorio non deve essere consumato ulteriormente – dice Careddu – e dobbiamo fare attenzione alle frazioni, impedire che si svuotino. Inutile poi creare nuove zone C di sviluppo, ce ne sono già abbastanza. In città sarà importante il riuso, il riutilizzo, il recupero. Che può anche cancellare il degrado. E creare posti di lavoro: aumentare le volumetrie di una casa o restaurarla significa attivare una filiera produttiva: architetti, geometri, artigiani».

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