Braina, la seduzione dell’educatore
Molti giovani alla presentazione del libro del pedagogista “I bambini lo sanno”
TEMPIO. Educare è come sedurre. Servono fascino, intensità, coraggio e, soprattutto, una vera passione. Solo in questo modo il successo pedagogico, che non è mai affidato al semplice caso, può essere davvero tale. È quello che hanno sicuramente pensato le tante persone accorse alla presentazione dell’ultimo libro di Lorenzo Braina, “I bambini lo sanno”, un lavoro che scandaglia aspetti del mondo dell’infanzia di cui il mondo degli adulti non sembra sempre essere a conoscenza. Dal libro la voce di Braina e la chitarra di Danilo Cancedda hanno ricavato un gustoso reading. E i tanti giovani presenti sono apparsi letteralmente rapiti dalla parola dello scrittore pedagogista, superbo affabulatore che dispensa battute divertenti e aneddoti istruttivi spesso tratti dal proprio vissuto personale. Un fatto che merita di essere segnalato, perché è raro vedere un così alto numero di giovani (tra i quali tanti studenti delle superiori) presenziare a reading letterari. Merito anche del circolo tempiese di Libera, organizzatore dell’evento, che sa, a quanto pare, come entrare in sintonia con i più giovani. Opera dei ragazzi (in questo caso, degli studenti del Liceo “Dettori”) è stato lo striscione esposto lungo i corridoi del palazzo degli Scolopi che, attraverso decine di scatti fotografici, ha documentato le tante attività di Libera sul territorio. Sicuramente tra i ragazzi, allestitori della piccola mostra, riecheggiavano le parole di Braina sulla dicotomia che da sempre caratterizza il loro mondo: “quelli come noi” e “quelli come loro”. “Quelli come noi” sarebbero gli studenti che faticano a racimolare una sufficienza, a motivarsi convincentemente nello studio; studenti che rinviano al giorno dopo quello che avrebbero dovuto fare addirittura tre mesi prima. “Quelli come loro” sono i “bravi”, quelli che eccellono, quelli per i quali sono stati inventati i voti più alti e i giudizi più lusinghieri; studenti che sarebbero l’orgoglio di qualsiasi genitore. Eppure, come ha sostenuto Braina, tra i due mondi c’è una sottile complicità, una sorta di affinità strutturale, che fa sì che l’uno non sarebbe quello che è se non ci fosse anche l’altro. Guai, allora, a considerare perse delle battaglie che devono solo essere combattute e che si possono vincere con un semplice cambio di strategia, oltre che, naturalmente, con quella passione che porta a vedere nell’opera pedagogica un esaltante progetto di umanità in fieri. (g.pu.)