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Olbia

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Meridiana, la Regione ora tenta una mediazione

Guido Piga
La manifestazione di protesta dei lavoratori Meridiana davanti alla sede del ministero del Lavoro
La manifestazione di protesta dei lavoratori Meridiana davanti alla sede del ministero del Lavoro

Le trattative tra azienda e sindacati sui licenziamenti andranno avanti sotto la supervisione dell’assessore Massimo Deiana

29 ottobre 2014
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OLBIA Il giorno dopo l’avvio dei licenziamenti, lo scenario di Meridiana appare più complesso che mai. L’azienda si trova nel limbo della continuità territoriale 2: revocata, da ripensare ex novo con un bando, con la possibilità che nei prossimi mesi possano inserirsi (forse) le low cost. Non è particolare da poco: tenere quelle 6 rotte anche nel 2015, anno di partenza del piano dei tagli, voleva dire ridurre i 1634 licenziamenti (almeno 48 “salvati” con un aereo in più a Olbia e uno a Cagliari).

I sindacati, invece, devono prepararsi alla vertenza più dura: quella sulla gestione di chi resterà nell’azienda e di chi uscirà. E devono farlo con due visioni. Cgil, Cisl e Uil hanno preso atto che dovranno trattare con Meridiana non per cancellare ma per ridurre i tagli e, soprattutto, per cercare soluzioni eque. Altre sigle, come l’Usb e la rsa della Cgil, molto forti tra gli assistenti di volo, con due comunicati quasi uguali leggono la vertenza diversamente: per loro, l’ad Scaramella è uscito sconfitto («voleva licenziare subito, gli abbiamo fatto perdere 40 giorni») e l’azienda, comunque, si è impegnata a trattare fino a giugno.

Ciascuno la vede a modo proprio, come si vede. Il ministero del Lavoro e la Regione hanno una linea chiara: l’avvio dei licenziamenti c’è, da lì si parte. E infatti Cagliari, per bocca dell’assessore regionale ai Trasporti, si offre di fare la mediazione. «Governo e Regione hanno fatto tutto il possibile – dice Massimo Deiana –. La partita ora è a due: azienda e sindacati. Noi offriamo le nostre sede istituzionali, e la mia presenza, per avviare e concludere la trattativa».

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Bisogna inquadrare il contesto. La legge che disciplina il licenziamenti è la 223 del 1991, integrata dalla riforma Fornero. La procedura per i licenziamenti è partita ieri. I sindacati hanno ora 7 giorni per chiedere all’azienda un incontro. Loro vorrebbero che si tenesse a Olbia, Meridiana sembra intenzionata a proporre Roma. Cagliari potrebbe essere una via di mezzo. A quel punto ci sono 45 giorni di tempo per trovare un’intesa sui criteri con cui licenziare (altri 30 giorni se l’accordo non si trova nella prima fase). Perché Meridiana non vuole misure alternative, come altri due anni di cassa integrazione, questo l’ha detto chiaramente.

L’azienda - pagando un po’ di più all’Inps ed esponendosi ai rischi di numerose cause - può licenziare anche senza la sottoscrizione dei sindacati. I sindacati hanno però un ruolo “rilevante”, come stabilisce la Cassazione (sentenza 19177/2013). Soprattutto sui criteri. Che, fondamentalmente, sono tre: carichi di famiglia, anzianità, esigenze tecnico produttive e organizzative. Nulla vieta che durante la procedura possa esserci, a parte, un’intesa sui pensionabili e sui volontari.

Solo la negoziazione - per i supremi giudici - può aiutare a risolvere casi impegnativi: in Meridiana, per esempio, lavorano molte coppie. Il rischio è che marito e moglie possano perdere il lavoro. O che, chi convive, possa essere penalizzato: l’azienda per la lista degli esuberi può far affidamento solo sulle dichiarazioni, nel Cud, dei carichi familiari (sentenza Cassazione 19990/2014). Soltanto a titolo informativo, per chi lo volesse, il sito www.fisacpiemonte.net (con la chiave di ricerca “licenziamenti collettivi”) offre un’ottima rassegna delle sentenze.

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Poi c’è la posizione dell’Usb e della rsa della Cgil (che oggi ha convocato un’assemblea alle 10 in aeroporto). L’Usb ha già annunciato che farà causa contro Meridiana. Resta da capire come. Quella collettiva, dice la Cassazione, non è possibile: perché i giudici non possono occuparsi del perché l’azienda taglia l’organico, ma solo come lo taglia. Quindi ci saranno centinaia di cause individuali?

Ma, in comune con la base della Cgil, l’Usb ha anche posizione: l’impegno (verbale) dell’azienda a trattare sino a giugno, come aveva proposto il ministero del Lavoro. Se l’azienda confermasse questa volontà, oggettivamente ci sarebbe più tempo. Ma anche in questo caso con un rischio: se l’accordo non si trova entro il 31 dicembre i lavoratori licenziati perderanno anni di ammortizzatori sociali. Fino al 2014, sono minimo 4 e massimo 6 anni, dipende dall’età e dalla disponibilità del Fondo volo, tutta da verificare. Non resta che aspettare il primo incontro per capire di più. Soprattutto, per aiutare i lavoratori a comprendere di più. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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