Centro trasfusionale vicino alla chiusura
L’allarme lanciato da Cimo e Cgil: un servizio fondamentale del Dettori rischia di diventare un semplice punto di raccolta
TEMPIO. Tempio come Sagunto. Il riferimento storico all’antica città spagnola la cui distruzione, nel 219 A.C. ad opera di Annibale, fu raccontata da Tito Livio nelle sue Storie, con la celebra frase “Mentre a Roma si parla, Sagunto viene distrutta”, ben si addice a Tempio e al suo ospedale Paolo Dettori. Mentre sindaci e amministratori del territorio, infatti, questionano sulla sanità, a Tempio prosegue l’erosione e la cancellazione del servizio. L’ultima, in ordine di tempo, riguarda l’attrezzatissimo centro trasfusionale del Paolo Dettori per il quale sarebbe imminente il suo trasferimento ad Olbia per essere trasformato in un semplice punto di raccolta sangue. La decisione, sino a ieri segreta, è stata resa pubblica con due diverse note di protesta che arrivano dal Cimo (coordinamento italiano medici ospedalieri), rappresentato da Sandro Grussu, segretario provinciale e da Giorgio Chiarelli, anch’egli sindacalista della Cgil, entrambi medici nell’Unità operativa di Nefrologia e Dialisi del Dettori.
«Il pianificato smantellamento del Dettori - scrive Sandro Grussu -, prosegue inarrestabile, senza colpo ferire e così come da programma». Lunghissimo l’elenco degli scippi attuati nei confronti del Dettori, formulato da Sandro Grussu. Mancate nomine dei direttori delle strutture complesse di Medicina, Chirurgia e Pediatria, dei responsabili della Struttura semplice di Laboratorio, del medico fisiatra (uno su un organico di tre) e del cardiologo, «ad intermittenza -, scrive Grussu -, come le luci di Natale». Ed ancora, il taglio del 50% dei posti letto in medicina. Grussu ricorda anche «l’ennesimo scippo di una Tac ultramoderna, dirottata a Olbia a dispetto di Tempio che opera con un apparecchio di vecchissima generazione. Con l’abolizione del Centro Trasfusionale, il servizio che riforniva di sangue la sala operatoria e i reparti dopo la “lavorazione” (ovvero la preparazione dello stesso sino alla trasfusione), Tempio diventerà un semplice punto di raccolta». «Si tratta -, dice Giorgio Chiarelli -di una decisione gravissima che mortifica il lavoro e l’opera di alte professionalità che fornivano oltre 800 sacche di sangue all’anno e che soprattutto, mette in serio pericolo la vita dei cittadini. Tempio, infatti non potrebbe più operare per mancanza di sangue e in caso di interventi urgenti si dovrebbe aspettare, così come accade alla Maddalena, che arrivi il sangue da Olbia. Ad Antonio Satta, presidente del primo distretto e fautore convinto dell’unità gallurese, chiedo di dimostrare fattivamente di non volere la distruzione del Paolo Dettori».