La Nuova Sardegna

Olbia

Aereo in mare, ma è una simulazione

di Alessandro Pirina
Aereo in mare, ma è una simulazione

Si è svolta a 21 miglia dalla costa un’esercitazione per mettere alla prova il sistema dei soccorsi. Coinvolti mezzi stranieri

10 settembre 2015
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OLBIA. Trenta morti, sessanta dispersi e 18 feriti. È il bilancio di un incidente aereo che non è mai avvenuto (e si spera mai si verificherà), ma che è stato simulato al largo della costa di Olbia. Ieri mattina le acque galluresi sono state teatro di un’esercitazione, “Squalo 2015”, che ha visto in campo non solo forze italiane, ma anche francesi, spagnole e turche. Un dispiegamento di aerei, imbarcazioni, mezzi di terra che ha coinvolto più di 200 persone, tutte impegnate a far fronte al finto disastro aereo. Un’operazione internazionale, andata avanti per otto ore, che ha consentito di mettere alla prova il sistema dei soccorsi a mare e la gestione dell'emergenza, con lo scopo di registrare eventuali criticità, correggere gli errori e addestrare al meglio i soccorritori.

Il mayday. La fiction andata in scena ieri con successo è iniziata con l’allarme - simulato come tutto quello che è seguito nelle ore successive - lanciato dal volo Milano Linate-Olbia. L’aereo Meridiana con 120 persone a bordo dichiara l’emergenza a 21 miglia dalla costa e subito dopo interrompe ogni contatto. Immediatamente si mettono in moto le autorità aeronautiche e navali: la Direzione marittima di Olbia diventa la sede del coordinamento delle operazioni.

Via ai soccorsi. Subito dunque scattano i soccorsi e viene pianificato un impiego coordinato di tutte le risorse marittime e aeree disponibili. La Guardia costiera interviene con 11 mezzi navali, uno a testa per carabinieri, polizia, guardia di finanza, corpo forestale, polizia locale. Sul posto anche una nave turca, la pilotina della corporazione piloti, il rimorchiatore della Moby e la motobarca del gruppo ormeggiatori.

Aiuti dal cielo. La Guardia costiera mette subito a disposizione anche i suoi aerei, in arrivo da Pescara e Sarzana. In azione anche l’Aeronautica militare, i carabinieri, la polizia e i vigili del fuoco. Anche la Turchia fornisce un mezzo aereo della guardia costiera, mentre la Difesa francese ne invia due. Il decimo aereo arriva infine dalla Spagna.

I naufraghi. Tutti i mezzi partono alla ricerca dei passeggeri dell’aereo inabissato. Trenta figuranti si trasformano - nel vero senso della parola, con tanto di ferite finte create ad hoc - in naufraghi e soccoritori e danno vita alle operazioni di salvataggio. Alla fine si conteranno 30 morti, 60 dispersi e 18 feriti. I naufraghi vengono recuperati con gli elicotteri e le imbarcazioni e trasportati a Olbia per essere ricoverati all’ospedale Giovanni Paolo II.

Isola Bianca. Al porto, nel frattempo, sono state allestite sia una pista per gli elicotteri che un posto medico avanzato gestito da Asl e volontari. Mentre nell’aula di Poltu Quadu alla costituzione del Coc (il centro operativo comunale) fa seguito quella del Ccs (il centro coordinamento soccorsi) guidato dal prefetto Pietro Giardina, anche lui presente.

Ultime operazioni. Intanto anche il Giovanni Paolo II attiva subito il piano per le maxi emergenze: dalle 11.30 alle 15 al pronto soccorso vengono portati 18 feriti, di cui un morto e 5 in codice rosso. Mentre le scuole, le primarie di via Gennargentu e via Nanni, vengono riservate la prima alle salme e la seconda ai feriti. L’ultimo atto della esercitazione-fiction va in scena alle 16.15, quando al (vero) sindaco tocca sciogliere il (finto) Coc.

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