La Nuova Sardegna

Olbia

Corso d’acqua tombato, convalidato il sequestro

di Antonello Palmas
Corso d’acqua tombato, convalidato il sequestro

Via Nuraghe, la Procura della Repubblica conferma l’operato della polizia locale Un affluente del rio Sa Fossa incanalato in una tubazione larga 80 centimetri

28 ottobre 2015
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OLBIA. La Procura della Repubblica di Tempio ha convalidato ieri il sequestro preventivo del terreno di un privato in via del Nuraghe che la polizia locale di Olbia aveva messo in atto lo scorso 16 ottobre dopo aver scoperto che un affluente del rio Sa Fossa, che poi sfocia nel rio Siligheddu, era stato tombato con un lavoro realizzato in maniera irregolare. In tribunale il responsabile dovrà rispondere di abuso edilizio, intervento in area sottoposta a vincolo e danneggiamento di aree pubbliche.

Il corso d’acqua infatti era stato incanalato in un tubo del diametro di 80 centimetri e lungo 55 metri. Il terreno è agricolo ed è indicato dal Pai (Piano di assetto idrogeologico) come area di massimo rischio. Insomma non era possibile realizzare alcuna opera. Il giudice ha insomma ritenuto che sussistano i presupposti per la convalida, in quanto le opere sono state realizzate in totale assenza dei titoli abilitativi e ritenendo che il proprietario potrebbe aggravare le conseguenze del reato continuando a utilizzarli senza uno studio di compatibilità idraulica.

Tutto è cominciato quando gli agenti della polizia locale che la Procura aveva incaricato di mappare le zone colpite dall’alluvione il 1° ottobre scorso, avevano notato dei movimenti di terra in una zona alla fine di via Nuraghe, un’arteria nella parte alta di corso Vittorio Veneto. Utilizzando anche il famigerato e sempre più utile drone in dotazione, il comando aveva scoperto che il torrentello, che però durante un evento climatico importante può diventare un corso d’acqua ben più imponente, era stato incanalato dentro una tubazione decisamente insufficiente, larga appena 80 centimetri, quindi ricoperta di terra.

Il proprietario del terreno è un imprenditore edile olbiese: si tratta di sei ettari del costo di 70 mila euro, 30 mila già versati in fase di accordo preliminare di vendita. L’area gli serve per accedere a un terreno confinante nel quale ha un deposito di materiali edili. La zona è tra le più pericolose della cerchia urbana in caso di alluvione, sorgendo tra due fiumi. L’accusato si è difeso ammettendo di aver realizzato l’intervento di tombatura nella convinzione che si trattasse solo di un canale di scolo di acque piovane e a riprova di ciò aveva mostrato una mappa nella quale l’affluente del rio Sa Fossa effettivamente non compariva: glielo avrebbe fornito il geometra cui si era rivolto prima dei lavori.

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