La tavola della solidarietà, in settanta alla mensa dei poveri
Il Gruppo volontariato vincenziano ha preparato il pranzo di Natale per i tanti disagiati
OLBIA. Alle 11.30, come ogni giorno, i volontari hanno spalancato la porta d’ingresso per accogliere i loro ospiti nella mensa della solidarietà: in trentaquattro hanno preso subito posto tra i tavoli addobbati a festa, tovaglie rosse e decorazioni colorate, mentre in un angolo, in fondo alla stanza, brillavano le luci dell’albero di Natale e del presepe. Fuori, ad aspettare il secondo turno, altre venti persone. E, poi, altre ancora. Settanta in tutto. Succede ogni giorno alla mensa sociale di via Canova, e si è ripetuto anche nel giorno di Natale. Da quindici anni ormai, il Gruppo di volontariato vincenziano, grazie all’impegno di ventidue volontari che si alternano anche nei giorni di festa, garantisce quotidianamente un pasto caldo ai bisognosi. Così è stato anche il 25 dicembre, con il pranzo di Natale. Oltre settanta poveri hanno trovato posto nella grande sala della mensa sociale, al piano terra del centro umanitario di via Canova. Mensa realizzata dal Lions club di Olbia con i fondi raccolti dai soci italiani, destinati alle popolazioni colpite dall’alluvione del 18 novembre 2013.
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È il primo Natale che si apparecchia in via Canova, dopo il trasferimento dalla storica sede di via Angioy. Un punto di riferimento per chi è in difficoltà: qui, ha la certezza di trovare un pasto caldo. Ma anche il sorriso dei volontari, il calore della solidarietà e la possibilità di non sentirsi soli. Almeno per un po’. Importante forse quanto avere un piatto di pasta. A sedersi nella mensa dei poveri sono uomini, spesso padri di famiglia che hanno perso il lavoro o che non riescono ad arrivare a fine mese,madri con i loro bambini, ma anche anziani. Parecchi immigrati ma anche galluresi. Ad essere aiutate, ci sono anche 17 famiglie di Olbia «che vengono seguite a casa – spiega la presidente del Gruppo volontariato Vincenziano, Pinuccia Sini, al suo secondo mandato – Non vengono in mensa, a loro diamo la spesa».
Una povertà silenziosa, la definisce lei. «È la più difficile da individuare: umiltà, vergogna, paura di “disturbare” tengono lontane le persone bisognose dal chiedere aiuto. Noi volontari siamo chiamati, proprio per questo, ad essere attenti e a percepire queste difficoltà. E con l’aiuto di Dio e di tante persone generose che ci aiutano spontaneamente o sostenendo le nostre iniziative, facciamo partire la nostra missione tra la gente. Sfortunatamente – prosegue la presidente – mai arriviamo a tutto, ma la nostra gioia sta nell’essere amici di tutti. Anche senza soldi o beni materiali riconosciamo che il sorriso spesso aiuta più di un piatto di pasta. Suggeriamo a tutti di trovare la propria strada di vera gioia, impegnandosi sempre a fare del bene per se stessi, per la propria famiglia e per gli altri».
Pasta al forno, arrosto di tacchino con patate, frutta e panettone, è stato il menù del pranzo di Natale. «Offerto da tre privati», sottolineano i volontari. Che hanno distribuito il pranzo anche ai trenta ospiti del dormitorio, al piano superiore del centro umanitario. Pasti caldi vengono consegnati anche a una quindicina di persone rimaste danneggiate dall’alluvione dell’ottobre scorso. A sostituirsi ai volontari davanti ai fornelli, la domenica, ci sono i cuochi dell’Associazione cuochi della Gallura.
Una rete di solidarietà sostiene l’opera infaticabile dei volontari. «Tanti privati non fanno mancare il loro aiuto, e poi c’è la divina provvidenza che non ci abbandona mai ...».