La Nuova Sardegna

Olbia

L’imprenditoria fatica ma è in crescita

di Giandomenico Mele
L’imprenditoria fatica ma è in crescita

I dati del 2015 segnalano un saldo positivo fra aperture e chiusure di aziende. Traina il turismo, arrancano le costruzioni

30 marzo 2016
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OLBIA. Eppur si muove. Nel tessuto economico della ex provincia Olbia-Tempio si intravedono piccoli bagliori in fondo al tunnel. Segnali costanti di ripresa, che passano per i dati forniti dalla Camera di Commercio di Sassari in merito alla movimentazione delle imprese nel 2015. Nel bilancio tra imprese iscritte e quelle classificate sotto la voce cessazioni non d'ufficio (esclusi fallimenti o altre procedure concorsuali), abbiamo in Gallura un saldo positivo di 383 aziende, con un tasso di crescita dell'1,65%. In aumento rispetto alle 346 nuove aziende a saldo attivo del 2014 (+1,52%). Quello che si nota è un trend di crescita più o meno costante a partire dal fatidico 2008, l'anno che ha cambiato il corso dell'economia mondiale. Dal 2009 il tasso di crescita delle imprese si è mantenuto più o meno costante, con picchi (+1,19% del 2010) e punti più bassi (+ 0,54% nel 2013).

Il traino Olbia. Analizzando i dati del 2015 si vede che Olbia costituisce ancora la locomotiva di un treno che arranca ma non si ferma. Sulle 383 aziende che rappresentano il saldo attivo, ben 323 sono nel territorio di Olbia (con un tasso di crescita del 3,46%, contro un tasso medio gallurese dell'1,65%). In Gallura ci sono più aziende neonate di quelle chiuse anche a San Teodoro (31), Arzachena (28), Palau (12), Golfo Aranci (9), Santa Teresa (8), Budoni (5), Trinità d'Agultu con Vignola (3) e Aglientu (2). Appare evidente la crescita delle imprese nelle zone costiere, in centri legati in maniera indissolubile all'economia turistica e al suo indotto. Piccole eccezioni, ma quasi marginali a livello statistico, sono costituite in primo luogo da Tempio Pausania (8) e poi da Monti (2) . La crisi colpisce invece i piccoli centri come Telti (-10).

Giù costruzioni, su commercio. La fotografia di una crisi strutturale di interi settori imprenditoriali è scattata dai medesimi dati della Camera di Commercio di Sassari. A tenere a galla la barca e farla remare controcorrente due settori: il primo è residuale e riguarda tutte le piccole imprese che non sono classificabili sotto categorie merceologiche specifiche o settori economici definiti: che vedono 611 iscrizioni contro le 75 cessazioni del 2015. Parliamo sostanzialmente del "popolo delle partita Iva", per la maggior parte imprese individuali nate dalla crisi e dalla necessità di creare un'aspettativa dopo la perdita del posto fisso. Presumibilmente molte attività stagionali che ruotano intorno al vero catalizzatore economico del territorio: il turismo. A seguire il settore del commercio, con 275 iscrizioni e 241 cessazioni (34 il saldo positivo). A testimoniare la crisi tragica di un intero settore è invece il ramo delle costruzioni: 132 iscrizioni contro le 190 chiusure del solo 2015, con un saldo negativo di 58 imprese edili chiuse rispetto a quelle nuove.

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