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Olbia

Olbia, l’antica storia della città incanta 2mila visitatori

Serena Lullia
Olbia, l’antica storia della città incanta 2mila visitatori

Tra i siti più amati le carreras bezzas, seguite dal foro romano e dalla chiesa di San Paolo. Buoni numeri anche per Villa Clorinda in via De Filippi. L’accoglienza gestita da 205 studenti

23 maggio 2016
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OLBIA. Ci sono storie affascinanti nascoste negli angoli della città. Racconti di un’ Olbia che non c’è più ma che palazzi, rovine di castelli, chiese, tombe hanno reso immortale. Un patrimonio spesso sconosciuto o ignorato dai cittadini distratti, travolti dalla frenetica vita quotidiana. “Monumenti aperti” apre gli occhi sulla bellezza nascosta della città. Per il settimo anno il pubblico ha potuto viaggiare nel tempo e visitare luoghi che nel resto dell’anno non sono accessibili. 15 in tutto i siti aperti gratuitamente. A prendere per mano i visitatori gli studenti delle scuole, entusiaste guide della passeggiata nella storia. 205 in tutto i ragazzi delle superiori e delle medie che a turno hanno garantito l’accoglienza. Nella speciale classifica della settima edizione di Monumenti aperti conquistano il cuore del pubblico le carreras bezzas, le strade medievali nel centro storico; seguite dal Foro romano e dalla chiesa di San Paolo. In totale oltre 2mila presenze.

Grande pubblico. Dal castello di Pedres al pozzo sacro di Sa Testa alla biblioteca simpliciana. Migliaia di persone hanno risposto all’invito di ArcheOlbia, organizzatrice della due giorni di “Monumenti aperti” con il coordinamento dell’associazione Imago mundi. Un risultato importante a cui non hanno potuto contribuire come lo scorso anno i crocieristi. Nel 2015, in contemporanea con il week-end dedicato alla storia aveva attraccato all’Isola Bianca un gigante del mare. «Il risultato è comunque sicuramente positivo – afferma Durdica Bacciu, alla guida di ArcheOlbia – . La partecipazione è stata grande. Abbiamo avuto anche visite di turisti di Olanda, Francia, Portogallo e America. Ovviamente i siti più visitati sono quelli al centro».

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La villa nel cuore. L’acquedotto di via Canova e villa Clorinda, per la prima volta inserite nel percorso storico firmato ArcheOlbia registrano numeri interessanti. Il primo 214 visitatori e il secondo 184. Villa Clorinda ha saputo affascinare il pubblico forse perché visitarla era davvero una occasione unica. In pochi conoscono la sua storia e la sua bellezza. Il palazzetto in stile liberty che si trova in via De Filippi, l’ultima volta aprì i suoi cancelli al pubblico nel 2011. Difficile scorgere l’edificio dalla strada. Oggi è una scuola delle suore vincenziane a cui fu donata dal suo proprietario Antonio Colonna nel 1930. Le baby guide all’ingresso, magliette della manifestazione e cartella con appunti sotto braccio, guidano i visitatori alla scoperta di un capolavoro architettonico ben conservato. Progettata dall’architetto romano Bruno Cipelli intorno agli anni Venti, era una elegante villa a due piani, un grande giardino e con una statua all’ingresso. Colonna ci abitò solo qualche anno, poi decise di trasformare l’edificio in albergo, infine scelse di cederla alle suore. Le piccole guide mostrano l’ingresso un po’ baroccheggiante, la torretta merlata dalla linea medievale, le statue di Cerere nel corridoio d’ingresso a due passi dalla scalinata in marmo originale, l’affresco restaurato sul soffitto della stanza in cui oggi vengono accolti gli ospiti. Ma anche il terzo piano, costruito negli anni Sessanta che ne umilia l’eleganza. Come anche i corpi nuovi che sono stati aggiunti.

Storia senza età. Ed è proprio villa Clorinda che può vantare la visitatrice più anziana della due giorni di Monumenti aperti. Ha 79 anni e ha voluto rivedere l’edificio in cui il figlio aveva frequentato l’asilo. L’età media dei visitatori è tra i 35 e i 45 anni.

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