La Nuova Sardegna

Olbia

Ospedali di Olbia, le lenzuola arrivano in nave

di Serena Lullia
L'ospedale Giovanni Paolo II
L'ospedale Giovanni Paolo II

La denuncia dell’assessore Maninchedda: «Una ditta laziale ha vinto la gara della Asl. Ogni giorno farà la spola per la consegna»

04 agosto 2016
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OLBIA. Viaggeranno in nave ogni giorno le lenzuola e le divise delle strutture sanitarie della Asl. E arriveranno con puntualità, profumate e sterilizzate, direttamente dal Lazio. Almeno questo è quanto garantisce l’impresa che si è aggiudicata la gara dell’ Azienda sanitaria per il lavaggio e la sterilizzazione di divise mediche, lenzuola e teli dei presidi ospedalieri. A sollevare il caso del servizio di lavaggio dai tempi di consegna svizzeri che annulla le distanze e azzera la concorrenza di casa, è l’assessore regionale ai Lavori Pubblici Paolo Maninchedda. Dal suo diario virtuale l’esponente del Partito dei Sardi racconta il curioso esito della gara della Asl che ha scatenato l’ira dei sindacati.

Il bando prevede la sostituzione giornaliera di tutto il materiale sporco con altro sterilizzato. «Sembra aver vinto un’impresa del Lazio scrivendo che avrebbe ritirato lo sporco in Sardegna, lo avrebbe sterilizzato nei propri stabilimenti laziali e poi lo avrebbe riportato in Sardegna, quotidianamente e in nave, anche d’inverno e tempeste permettendo. In ogni caso, si sarebbe servita di un magazzino e di un camioncino per le consegne, il quale però, sembrerebbe avere una capienza pari a poco più del 60% della fornitura quotidiana». L'assessore sceglie di non entrare nel merito di come si sia svolta la gara, ma solleva degli interrogativi. Come per esempio se il processo di sterilizzazione non venga messo a rischio da un trasporto lungo chilometri. «In teoria uno stabilimento può essere anche in Francia, a Marsiglia, e con un volo quotidiano si può garantire il ricambio del materiale ogni giorno, considerando quindi le distanze un fattore ininfluente. In Sardegna si sostiene che è meglio sporcare a Olbia e sterilizzare a Roma. È la politica a dirlo? No, una pratica amministrativa discutibilissima ma mai messa in discussione».

Duro anche il commento di Confindustria Sardegna e delle segreterie regionali Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil. «Siamo preoccupati nel vedere escluse e penalizzate imprese locali che da decenni realizzano nell’isola investimenti in nuovi impianti, tecnologie e professionalità – si legge in una nota –. Si tratta di aziende sarde che occupano, complessivamente oltre 500 lavoratori, ai quali occorre sommare anche qualche centinaio di stagionali. Ditte in possesso di tutte le certificazioni e accreditamenti richiesti dal settore e forniscono gli stessi servizi specialistici in oltre il 50% degli ospedali regionali grazie alla rete capillare di impianti e depositi».

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