I precari del Parco: «Fateci lavorare almeno tre mesi»
La Maddalena, 18 giovani isolani sono stati assunti in ritardo Ora chiedono al Consiglio direttivo la proroga del contratto
LA MADDALENA. I precari del Parco rischiano di diventare ancora più precari. Il ritardo con cui è stato approvato il bilancio dell’ente verde ha reso possibile la loro assunzione solo il 14 agosto e per un mese. Subito dopo la firma i 18 giovani maddalenini si sono messi al lavoro. In dieci giorni hanno riscosso 140mila euro di biglietti di ingresso nell’arcipelago. Senza controlli, nel mese di luglio molti furbetti hanno avuto vita facile. Ma nessuno pensi agli stagionali del Parco solo come a esattori di un balzello. Sono anche il volto umano del Parco tra le onde. Danno informazioni, raccolgono lamentele, monitorano le acque dell’arcipelago che nei mesi estivi assomigliano ad autostrade.
Contratto di un mese. Il loro contratto potrebbe essere rinnovato per altri due mesi. I lavoratori sono pronti a mettere a disposizione le loro competenze in altri settori che non siano la riscossione dei ticket di ingresso. Attività di pulizia degli arenili, rimozione dei cavi tarozzati, mappatura dei sentieri naturalistici, rimessaggio dei gommoni. Ma tocca al Consiglio direttivo decidere se prorogare di altri due mesi il contratto dei 18 precari.
Assunzione tardiva. Un intreccio di politica e burocrazia ha fatto slittare la loro assunzione prevista per giugno. Il neo direttore del Parco, Yuri Donno, ha presentato il piano delle performance a luglio, passaggio obbligatorio per firmare i contratti. Piano ratificato solo da una minoranza del direttivo. «Ci è stata almeno garantita l’assunzione di un mese – raccontano Francesca De Martino, Alice Delogu e Fabrice Leoni a nome dei 18 precari –. Nonostante il ritardo con cui la bigliettazione ha avuto inizio ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cercato di svolgere il nostro lavoro nel migliore dei modi, raccogliendo anche importanti risorse economiche. Vorremmo poter continuare a mettere a disposizione dell’ente e della comunità le nostre competenze durante i mesi autunnali, impegnandoci nelle attività di pulizia delle spiagge, nella rimozione dei cavi tarozzati, nel rimessaggio dei gommoni, nella mappatura dei sentieri. Ma potremmo essere impegnati in tanti altri progetti che non limitano la nostra mansione alla riscossione di denaro. Siamo giovani. Abbiamo voglia di lavorare».
Lavoro e servizi. I precari lasciano alla porta le polemiche interne al Parco, la guerra tra i componenti del Consiglio direttivo. «Sono cose che non ci interessano – ribadiscono –. Noi chiediamo solo di lavorare. Speriamo in una stagione lunga e in una continuità lavorativa che crediamo possa fare bene non solo alla nostra stabilità economica, ma anche ai turisti, che godrebbero di alcuni importanti servizi a settembre e ottobre». (se.lu.)
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